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Bari, il nuovo parco di Torre a Mare non piace: «Troppo cemento e pochi alberi»

Strozzato, spoglio, cementificato. Il nuovo parco di Torre a Mare, non ancora terminato, già non piace ai residenti. La polemica nasce dal cantiere del “parco a mare” che, in fase di realizzazione, ha suscitato un acceso dibattito. La sua progettazione ha sollevato preoccupazioni per l’eccessivo uso del cemento, che si somma alla già presente speculazione edilizia. «Ho voluto scoprire il parco – spiega l’ingegnere e guida turistica Eugenio Lombardi – sperando di trovare una situazione diversa da quella di recenti realizzazioni di “parchi” cittadini, come il Rossani, un’idea che si scontra con la scarsa presenza di alberi e piante a fronte di un massiccio uso del cemento. Purtroppo mi sono ritrovato davanti alla stessa situazione». L’accesso al parco avviene tramite un passaggio pedonale, che conduce a una spiaggetta attualmente in stato di degrado. Le critiche si concentrano sulla presenza di strutture in cemento armato E la scarsità di vegetazione, con pochi alberi e piante, contrariamente alle aspettative di un’area verde vivibile. «Molto, tanto, troppo cemento – dichiara – anche per l’esigenza di tenuta di quel terreno che altrimenti verrebbe spazzato via dall’acqua piovana nella sua corsa verso il mare. Al momento pochi, pochissimi alberelli centrali accompagnati da giovani oleandri posti sulle linee di confine».

La posizione

Anche l’area, dove il parco risiede, non sarebbe stata idonea all’intervento. La scelta di costruire il parco in un’area soggetta a infiltrazioni d’acqua, ha richiesto l’innalzamento del suolo e la creazione di un bacino di contenimento, un approccio che solleva interrogativi sulla sostenibilità del progetto. «Quello che lascia perplessi – fa sapere Lombardi – è che il parco è situato in un profondo impluvio di acque meteoriche, tanto da essere stati costretti a innalzare il livello di gran parte del suolo di alcuni metri e aver dovuto prevedere la realizzazione di un bacino di contenimento con una canalizzazione di smaltimento idrico».

Gli spazi

La costruzione di spazi gioco e strutture commerciali, simili a quelle, non vissute, del waterfront di San Girolamo, solleva dubbi sulla loro effettiva utilità. «Spicca la presenza di un capannone – afferma – che, fosse stato acquisito da Comune, avrebbe potuto essere recuperato a spazi di socialità e di servizi alla comunità. Già montato, al centro dell’area, uno spazio-gioco che temo giungerà fortemente degradato fino alla conclusione dei lavori e all’apertura del parco alla fruizione. Troneggia lì vicino una costruzione in cemento armato, più simile ad un bunker che a un luogo destinato, probabilmente, a negozi e socialità benchè per il suo utilizzo non si sia ancora fatta nessuna scelta». La richiesta è che, almeno, il Comune espropri il capannone abbandonato, allo scopo di creare una continuità tra parco e linea costiera. «Se quel capannone – conclude Lombardi – non acquisito e che rischia di rimanere lì abbandonato fosse recuperato e facesse parte del progetto, diverrebbe immediatamente il luogo di interazione fra il parco e la linea costiera e se ne avvantaggerebbe una ben più ampia area».

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