Continua il presidio permanente dei lavoratori del Palace Hotel. Gli 88 dipendenti della Palace Eventi, società che sino a ieri gestiva il celebre albergo, continueranno ad occupare la struttura ad oltranza sino a quando la Saiga srl, proprietaria dell’immobile, non darà risposte sul loro futuro.
Il 20 l’incontro con la proprietà che si è dichiarata disposta a trattare. Dal prossimo 26 gennaio, infatti, i quasi novanta lavoratori del Palace rimarranno senza lavoro: «Non ce ne andremo da qui se non con certezze sul nostro destino» dice uno di loro, che racconta all’Edicola del Sud la prima giornata di «assemblea permanente».
Tra una chiacchiera e l’altra si aspettano le notizie sperate, che tuttavia non arrivano. Chi chiama la famiglia, chi manda un messaggio, chi ricorda le esperienze lavorative più significative. Ci si fa compagnia e ci si sostiene l’un l’altro tra le mura di un palazzo che, nonostante la lunga storia, ora è totalmente vuoto: «Io mi metterei anche a cucinare – confessa Nicola, 58 anni, cuoco -, ma qui non c’è più nulla. Hanno portato via tutto». Qualcuno ogni tanto esce per prendere il pranzo o il caffè per tutti, ma torna presto per non lasciare gli altri soli. Di giorno una ventina di persone continuano a mantenere il presidio, di notte si alternano gruppi di 5/6 lavoratori per volta: «Ci sono delle donne straordinarie che sono qui dalle 8 di mattina e che solo a tarda sera lasceranno il posto agli uomini per il turno di notte» racconta Nicola parlando delle colleghe cameriere ai piani.
Oggi però potrebbe essere il giorno della svolta. Per questa mattina è infatti fissata la consegna delle chiavi dalla Palace Eventi alla Saiga. E per l’occasione è prevista la presenza di tutti gli 88 lavoratori. A quel punto, in assenza di buone nuove, «l’assemblea permanente» potrebbe diventare un’occupazione ad oltranza: «Rimarremo qui sino a quando non avremo delle risposte. Ci abbiamo messo la faccia (e altro) per mantenere il nostro posto di lavoro e non lo lasceremo facilmente» dice con tono deciso Nicola Ladisa, sindacalista Cisl.
