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Bari, scacco alla banda delle rapine: a incastrarla i pentiti. Decine i colpi a segno

«Quando poi salirono in macchina, Gianni mi disse: “Uagliò, mica lo voleva lasciare l’anello. Se vedi! Mò…. le ha avute forti”. E poi Luana disse: “Sai che la signora è venuto il 118 e se la sono portata in ospedale”».

Nelle parole del collaboratore di giustizia, Nicola De Santis, il racconto feroce di una delle oltre 40 rapine messe a segno da un gruppo di pregiudicati dal 2012 al 2018, per i quali ieri mattina il sostituto procuratore antimafia, Fabio Buquicchio ha chiesto sei condanne tra 3 anni e 9 mesi e 7 anni e mezzo, con la formula del rito abbreviato, un rinvio a giudizio e un’assoluzione.

Rapine violente, che non risparmiarono nessuno: una donna che indossava un anello da 70mila euro, uffici postali, banche a Bari e provincia, guardie giurate, centri analisi, agenzie viaggi, supermercati, negozi “Giallo Oro”.

Denominatore comune l’uso della violenza per conseguire il risultato. Come quella, avvenuta nel 2012, al quartiere San Girolamo, dove abitava la malcapitata proprietaria di un anello con brillante che, racconterà la “spia” Luana alla banda, non lasciava mai a casa, «perché non si fidava» e indossava anche per andare a fare la spesa, con la pietra in giù per non mostrarla.

Precauzione che il 7 gennaio 2013 non è servita a salvarla: appena parcheggiato l’auto, l’avevano bloccata, picchiata sbattendole la testa contro il sedile, poi le avevano storto il dito per portarle via quel gioiello prezioso, tanto da procurarle una frattura scomposta dell’anulare e il ricovero in ospedale, in Oculistica.

Ma la banda aveva proseguito con i colpi, non esitando ad aggredire un ex poliziotto che si era prestato, per conto di suo figlio, a portare con sé per poi depositarlo, l’incasso di un’agenzia viaggi, circa 18mila euro sottratto con la forza al quartiere San Pasquale di Bari.

Poi i blitz alla Banca popolare di Bari, con il volto coperto da una maschera da anziano, oppure con cappello e sciarpa per impedire l’identificazione.

Raccontano i collaboratori di giustizia, e inguaiano anche il titolare di un negozio al quartiere Carrassi, perfetto basista per la rapina all’ufficio postale poco distante, mettendo a disposizione il deposito per lasciare gli scooter, avvisandoli appena arrivato il momento per entrare, riferendo tutte le indicazioni per andare diritti al bottino, nella stanza del direttore.

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