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Capitale italiana della Cultura 2024: dopo la bocciatura, a Conversano spuntano le imprecisioni nel dossier

Il dossier della città di Conversano, presentato dal comitato promotore e dall’amministrazione comunale al Mic per la selezione della capitale italiana della Cultura 2024, sta facendo discutere a causa di quelli che alcuni storici locali o studiosi definiscono senza mezzi termini “errori storici” contenuti nel documento. Conversano non è rientrata nelle dieci città finaliste che si contenderanno il titolo a marzo prossimo, lasciando l’amaro in bocca in città ma facendo ritenere che siano stati fatti comunque passi in avanti, soprattutto per quanto emerso dall’attività di ascolto avviata nei mesi scorsi dai responsabili del comitato e che ha coinvolto associazioni, imprese e fondazioni. «Mi dispiace segnalare alcune imprecisioni nella sezione storica del dossier. Spero che non ve ne siano altre di tal genere nel resto del testo e mi auguro che si possano correggere – e precisa Nicolò Galluzzi, dottorando in storia medievale dell’Università di Pisa – il primo conte di Conversano chiaramente non è Guglielmo di Montescaglioso ma Goffredo d’Altavilla. Fra l’altro il personaggio, è stato a volte individuato con il Goffredo di Montepeloso, ma appunto sono congetture in questo caso. Mi sembra un peccato sbagliare proprio in questo aspetto storico. E’ proprio Goffredo che nel 1087 dona Castellana al monastero di San Benedetto, e non Pasquale II nel 1110, anche qui basta sfogliare le pergamene o il Chartularium del Morea e arrivare all’anno 1087».

Una precisazione puntuale che ha aperto un dibattito in città nel quale sono intervenuti altri storici locali. E’ il caso del dottor Antonio Fanizzi, da tutti riconosciuto come autorevole studioso di storia locale e autore di numerose pubblicazioni. «Si insiste ancora con l’attribuire a Giangirolamo II, che guercio non era, il nomignolo di “Guercio delle Puglie“, all’epoca attribuito, invece, al tarantino Fabio Carducci. Non ci si esime dal menzionare il mai esistito “jus primae noctis“! Che dire di un “ordine delle badesse cistercensi”? La badessa era il capo della comunità benedettina cistercense e non apparteneva affatto ad un ordine badessale! Incredibile, poi, ricordare “Dameta Paleologa” (sic!). La badessa Dametta (e basta!) con le sue consorelle approdò a Brindisi, poiché fuggì dal monastero di Santa Maria “de Viridario” di Methoni, sulla costa ionica del Peloponneso, distrutto proprio dai bizantini». La levata di scudi degli storici su quanto riportato nelle note inserite nel dossier per la partecipazione alla selezione per l’individuazione della capitale italiana della cultura 2024, ha sorpreso non poco i cittadini che avevano seguito con interesse l’iter del processo per la stesura definitiva del documento. «Se qualcosa è andato storto in questo processo me ne assumo tutte le responsabilità e se c’è stata qualche svista rispetto ad alcuni importanti cenni storici che rappresentano la cultura profonda di questo territorio mi prendo l’impegno di fare in modo che vengano corretti». Francesco Caldarola, responsabile tecnico incaricato dal comitato promotore e dall’amministrazione comunale, riconosce gli errori evidenziati dagli studiosi che, nel caso del dottor Fanizzi ci tengono a precisare. «Sono stato consultato e gli ho anche fornito delle schede, delle quali, evidentemente, non hanno tenuto alcun conto».

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