Home Puglia Bari Codice interno, il pizzino per fare pace col capoclan: “Vorrei poterti guardare”

Codice interno, il pizzino per fare pace col capoclan: “Vorrei poterti guardare”

Lettere scritte in codice, da un carcere all’altro, per “fare pace” con il capoclan, e gettare nuove basi per future collaborazioni. Pizzini che raccontano una fase della Bari criminale negli anni tra il 2019 e il 2020, e venuti alla luce solo grazie alla caparbietà degli agenti della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Bari, che hanno saputo decifrare chat criptate, credute sicure. Ora sono agli atti della maxinchiesta “Codice Interno”.

La lettera

È il 9 settembre 2020 quando Filippo Mineccia (genero di Eugenio Palermiti) in una conversazione con il fratello di Savinuccio, Radames Parisi, si lascia andare ad una confidenza, ossia il fatto di essere venuto in possesso di una lettera spedita proprio da Antonio Busco (cacciato sia da Japigia che da Madonnella) al suocero, all’epoca ancora in libertà. La foto della lettera viene condivisa sui telefonini criptati, ed è oggi uno dei documenti a supporto dell’accusa nel fascicolo della Direzione distrettuale antimafia di Bari.

Gli anni di “saggezza”

“Buongiorno a te, ora che tieni tra le mani questo foglio – si legge sul foglio a righe, scritto a mano – posso immaginare il tuo viso ma so bene che non sei sorpreso , ci vorrebbe ben altro per farlo ma di sicuro in un’altra vita … questa ormai penso ti abbia fatto vedere tutto o quasi tutto. Sai, mi riecheggia sempre nella testa una tua frase … non è tutto oro ciò che luccica e si sa nella vita c’è sempre da imparare, non conta l’età (i tuoi 66 sono segni di saggezza) ma conta la testa, conta la prontezza e di certe situazioni il saper soffrire”. Per gli inquirenti, a parte l’indirizzo sulla busta, tutti gli elementi nel testo fanno ritenere che il destinatario fosse proprio Eugenio Palermiti, all’epoca dei fatti 66enne.

Cani, figli e passi

Nella missiva sono numerosi i riferimenti in codice, come quello alla ‘famiglia’ e futuri affiliati, chiamati “passi, cani, figli”: “Beh in famiglia sanno cosa significa soffrire, se si tifa Inter – scherza – bisogna essere sul serio pazzi, però pazzi che bisogna amare … a me la solita, a differenza della massa mo le mie tabelle, le mie priorità, mi alleno, leggo, cucino e tutte le notti sogno… credimi sogno tanto… vorrei essere compreso, capito e concedimelo, ora sono io che ti giro un detto del tipo ‘alla fine gli opposti si attraggono’. Sai io certi matrimoni non li ho mai capiti, la maggior parte specialmente su quel quartiere dove viviamo sono stati creati a scopi di interesse. Ecco perché pur volendo non avrei mai potuto essere diverso da ciò che sono, credo nell’amore quello eterno sul serio, però in determinate situazioni bisogna rivedersi”.

La vecchiaia

Per gli investigatori Antonio Busco riconosce la leadership criminale del “saggio” Eugenio Palermiti, a cui chiede comprensione per le vicende accadute all’interno del quartiere che troppo spesso ha visto i suoi protagonisti legarsi tra loro per meri interessi economici: “Stiamo passando questa fase della nostra vita in un modo alquanto turbolento – ammette – tu che lo so non ti godi appieno la tua ‘vecchiaia’ del tipo nipotini sulle ginocchia o assaporare la natura di prima mattina, ed io che dovevo godermi la mia amata famiglia, i miei amati cani, le mie passioni mi ritrovo a mettere il tasto (pausa) per poter spero al più presto riprendere da dove ho lasciato il film della mia vita … di sicuro non recupero più i primi passi del mio ultimo seguito, di sicuro non vedrò più una cucciolata dei miei cani però sono lungimirante e so che avrò altri figli che mi regaleranno loro primi passi, altri cani che ti daranno cucciolate. Vorrei poterti guardare in faccia, non serve parlare capiresti, se non lo hai già capito, ma ti ripeto sono di lunghe vedute, devi solo promettermi, di riguardarti in primis per la salute, si sa senza di quella non si va da nessuna parte”.

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