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Crac Ferrovie del Sud Est, le motivazioni della condanna a Fiorillo: «È provata la bancarotta fraudolenta»

Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza con cui, l’11 marzo scorso, i giudici della prima sezione penale hanno condannato a 10 anni di reclusione l’ex amministratore unico di Ferrovie del Sud-Est Luigi Fiorillo, riconosciuto responsabile dei reati di bancarotta fraudolenta e di alcuni episodi di distrazione e dissipazione del patrimonio societario, avvenuti negli anni tra il 2001 e il 2015.

Nelle motivazioni il Tribunale di Bari – presidente Rosa Calia Di Pinto, giudice estensore Antonio Donato Coscia – si legge che «è provata oltre ogni ragionevole dubbio la responsabilità di Fiorillo per il reato di bancarotta fraudolenta».

In totale le condanne inflitte sono state cinque. Le condotte di Fiorillo, secondo quanto ricostruito dalla Procura di Bari, portarono al crac da 230 milioni della società.

«Non si spiega – è detto nella sentenza – come era possibile capitalizzare costi per un periodo di ammortamento superiore alla durata del contratto di servizio. Significativamente, questa circostanza è stata valorizzata anche dai professionisti che hanno redatto la due diligence di Deloitte acquisita agli atti, come emerso anche dalle loro testimonianze».

Secondo il collegio di giudici, «come correttamente osservato sempre dalla difesa delle parti civili, sono le giustificazioni addotte nelle note integrative dei bilanci di esercizio a tradire esse stesse, in maniera definitiva, il falso in bilancio. Su tutti, si prenda in considerazione il bilancio del 2010. In quell’occasione, il periodo di ammortamento dei software improvvisamente viene raddoppiato, passando da dieci a venti anni e questa anomala circostanza viene giustificata non già alla luce di un’analisi critica sull’utilizzo del software, bensì in virtù di nuovi (e non meglio precisati) accordi con le società fornitrici».

Oltre a Fiorillo, il Tribunale ha condannato a quattro anni e mezzo Ferdinando Bitonte, gestore di alcune società che avrebbero contribuito alla distrazione di 53 milioni di euro da Fse; a quattro anni l’avvocato Angelo Schiano per la distrazione di 27 milioni di euro dal patrimonio di Fse, e l’ex dirigente di Fse Francesco Paolo Angiulli.

L’ex dipendente di Fse Nicola Di Cosola è stato condannato a due anni (pena sospesa) per un episodio di dissipazione del patrimonio societario. Angiulli, Schiano e Bitonte sono stati interdetti per 5 anni dai pubblici uffici. Gli altri otto imputati (Vito Antonio Prato, Carolina Neri, Gianluca Neri, Gianluigi Cezza, Rita Giannuzzi, Carlo Beltramelli, Fabrizio Romano Camilli e Sandro Simoncini) sono stati tutti assolti per gli episodi di dissipazione a loro contestati.

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