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sabato 27 Luglio 2024
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Detenuto picchiato nel carcere di Bari, la difesa chiede l’assoluzione: «Ci fu aggressione ma non tortura»

Nuova udienza, oggi, del processo a carico di cinque agenti della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Bari accusati di tortura nei confronti di un detenuto psichiatrico e degli altri sei, tra poliziotti e infermieri, imputati a vario titolo per violenza privata, falso in atto pubblico, omissione d’atti d’ufficio, abuso d’ufficio e omessa denuncia.

Nel corso dell’udienza di oggi gli avvocati degli agenti Giacomo Delia e Raffaele Finestrone, per i quali la procura ha chiesto la condanna a otto anni di reclusione (la pena più alta richiesta dal procuratore aggiunto Giuseppe Maralfa e dalla pm Carla Spagnuolo), hanno chiesto l’assoluzione per i loro assistiti dal reato di tortura. «L’aggressione c’è stata, ma nell’ambito di un contesto difficilissimo – ha detto l’avvocato di Finestrine, Donato Marcucci – in cui sono stati compiuti certamente gesti inconsulti. Ma non c’è stata tortura».

I fatti risalgono al 27 aprile 2022: quella notte, nel carcere di Bari, un detenuto psichiatrico diede fuoco a un materasso della propria cella, costringendo gli agenti a una difficoltosa evacuazione di un intero reparto. Il detenuto, come mostrano i video delle telecamere di sorveglianza più volte proiettati in udienza, fu poi picchiato da alcuni agenti nel percorso tra la cella e l’infermeria.

La Procura ha chiesto in tutto 11 condanne, dai 10 mesi agli otto anni di reclusione per gli agenti coinvolti e una multa da 60 euro per gli infermieri a processo per omessa denuncia. Tra gli agenti coinvolti nel pestaggio anche il sovrintendente Domenico Coppi, già condannato a tre anni e sei mesi di reclusione in abbreviato per tortura, rifiuto d’atti d’ufficio e falso.

La sentenza è prevista per il 4 marzo prossimo.

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