Manchette
sabato 19 Ottobre 2024
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Ha fatto arrestare il suo fidanzato che la picchiava e abusava di lei. Alle altre vittime dico: «Siamo belle, siamo forti»

Non ho nulla di cui vergognarmi. Lui mi ha distrutto psicologicamente, ma alle altre donne che ci sono passate dico: “non dovremmo mai dimenticarci di quanto siamo importanti, di volerci bene». Luana ha 28 anni, un futuro da assistente sociale sul quale si è già avviata e vorrebbe conoscere Jessica Notaro, sfregiata al volto con l’acido dal fidanzato. Alcuni mesi fa Luana è stata vittima di violenze da parte del ragazzo con cui aveva una relazione, un aspirante magistrato barese. Poi l’ha denunciato (ora è ai domiciliari) e lei vuole trasformare il suo dolore in sostegno alle altre vittime.

Come mai ha scelto di raccontarsi?
«La mia testimonianza deve servire per tutte quelle donne che non hanno la forza di affrontare un calvario come questo, non ne hanno il coraggio».
Questa esperienza cosa le ha lasciato?
«Certe esperienze ti distruggono a livello emotivo, ti cambiano, dipende anche da come affronti l’esperienza, dalla tua maturità di base. Per un verso mi ha cambiato in meglio, mi ha fatto riscoprire una forza che avevo abbandonato, noi donne ci facciamo calpestare e dimentichiamo chi siamo davvero, il nostro valore. Dall’altro, però, non vivi più, il sonno è diverso, l’ansia aumenta, gli attacchi di panico crescono. Queste esperienze ti tolgono e ti danno, un po’ e un po’».
Vuole raccontarci?
«Stanno emergendo altri lati anche molto oscuri.
Lui non aveva una personalità forte, è molto debole e insicuro, la sua forza usciva quando alzava le mani. Non riusciva ad affrontare anche le piccole cose della vita, ero io che lo sostenevo, se aveva problemi gli dicevo che ci sono cose peggiori nella vita, gli ho fatto da balia».
Anche un po’ da crocerossina?
«No, quello no, le nostre litigate vertevano su questo, perché lui aveva molte dipendenze e io non le condividevo. Ma questo non giustifica lo schifo che ha fatto».
Vada pure avanti.
«Dopo la denuncia, ho scoperto che aveva un’altra ragazza, lo stesso copione, le cose si sono ripetute. C’era un problema di base, lui era molto irascibile, una rabbia repressa che si trasformava in euforia immotivata, continui sbalzi d’umore, fumava, beveva, era aggressivo ma un gran furbo, una mente brillante, un grande stratega. L’errore che ha commesso è stato quello di sottovalutarmi».
Che intende?
«Mai sottovalutare una persona buona, io sono molto sensibile ma ho un carattere forte. Lui ha distrutto un po’ la mia parte forte. Sono entrata in un rapporto malato, avevo perso la mia identità, non mi riconoscevo allo specchio, non mangiavo, ero dimagrita. Ho subìto molti episodi di violenza, molti, conclusi con quella sessuale. Ho avuto modo di parlare con l’altra ragazza, è finita anche con lei, e ha riempito anche lei di botte».
Ha avuto paura di denunciare?
«All’inizio sì, era una fase complicata, mia madre sapeva di lui, non le piaceva, ma non sapeva tutto. Dopo l’ultima aggressione le ho parlato, mi ha spinto a denunciarlo, mi sono rivolta al centro antiviolenza, vivevo sensi di colpa, sentimenti contrastanti».
Si è sentita ingannata?
«No, avevo capito come era fatto già alla seconda uscita, ma pensavo di poterlo aiutare. Si ubriacava, non mi ero mai relazionata a una persona così, la nostra prima cena l’ho accompagnato io a casa perché era ubriaco. Lui si è sempre definito vendicativo, mi ha rotto la chiave del portone, mi rubava anche i soldi».
E ora?
«Vorrei conoscere Jessica Notaro, c’è una canzone che ha cantato a Sanremo che mi ha colpito: quando dice: “non dare troppa confidenza al dolore altrimenti se ne approfitta”. E poi: “Mi hai sciolto il sorriso, ma io ho quello di riserva”».
Ma come sta?
«Sto affrontando momenti molto pesanti a livello emotivo, ogni giorno ne esce una nuova, sembra un film horror. Mi sono chiesta: perché un bambino diventa un mostro del genere? Cosa è successo? Lui mi ha distrutto, mi ha umiliato, mi riempiva di parolacce, di botte, anche offese gratuite alla mia professione, alla mia persona, lui giudicava anche quello che mangiavo. Beveva ed era nervoso, mi ha persino bruciato il fianco per delle polpette fatte dalla madre che persi in treno».
Come vi siete conosciuti?
«Sui social, era in viaggio con quell’altra, l’ho scoperto dopo».
Cosa diciamo alle altre vittime?
«Non dovremmo mai dimenticarci di quanto siamo importanti, di volerci bene, viene questa persona dall’esterno, scombussola la vita, ci distrugge, e noi dimentichiamo quanto siamo belle, i nostri valori, quelli che mi ha trasmesso mia madre. Dobbiamo volerci bene, io non mi sono amata abbastanza, dobbiamo trovare la forza interiore ma soprattutto capire che chi ci fa del male non è niente, è zero. Dobbiamo trasformare il dolore in forza, deve servire a far valere il nostro diritto di donne, non sarà una persona a permettersi di distruggere il nostro sorriso, una persona ti dovrebbe rendere ancora più bella».
Le sono state vicine le amiche?
«Io ho avuto la fortuna di trovarne. Io non ero innamorata, ma avevo i paraocchi, mi ha soggiogata psicologicamente, più volevo allontanarmi più restavo, è una dipendenza».

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