«Con il trascorrere di questi anni di lavoro ho potuto constatare che il dialetto è il modo più genuino per esprimere meglio il proprio pensiero». Volle cominciare così Lorenzo Gentile la breve premessa al suo “Dizionario del dialetto barese”, che da oggi è in vendita assieme a “L’Edicola del Sud” nella riedizione pensata per il centenario della sua nascita. Subito dopo la premessa, l’opera si apre con l’indicazione dei primi rudimenti del vernacolo adriatico. “La e non si pronuncia, tranne quando è accentata”, scriveva Gentile, assieme a tante altre indicazioni che potranno essere utili sia a quanti non conoscono questa bellissima lingua, sia a quanti la parlano ogni giorno.
È una vera e propria «passione» quella che aveva catturato Gentile, e che sua figlia Enrica ricorda nella concisa prefazione. «Riproporre questo lavoro – scrive Enrica – evidenzia tutta l’importanza affinché queste tradizioni dialettali non vengano dimenticate ma rivalutate e tramandate». Ed effettivamente, con la globalizzazione che coinvolge anche la lingua, parlate antiche di secoli come i dialetti rischiano di sparire. Un bene, invece, che va tutelato, perché racconta di storie, personali e collettive, fatiche, lavori, attaccamento alla terra, ancora presenti in alcuni aspetti dei dialetti, dai proverbi ai modi di dire. Tutti valori identitari che l’Edicola del Sud, sin dall’inizio, ha portato nel suo menabò. «Metà della nostra anima è in dialetto», scriveva Benedetto Croce. E questo è quanto più vero per Bari, rispetto a cui, come scriveva Gentile: «no nge stà na cetà mègghie».
