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domenica 15 Settembre 2024
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In pensione dalla polizia fa il medico di base: per l’Asl Bari è incompatibile

“Tu sei un dottore fantastico, un dottore che ha dato tanto a tutti i suoi pazienti, sei un dottore completo in tutto e secondo me dottori come lei non ce ne sono in giro”. Il dottore in questione, l’eroe dell’autore di un messaggio solidale, è Vito Borraccia, funzionario medico in quiescenza della polizia di stato e medico di base a Bari. Sì, ma fino al 16 settembre prossimo, perché la Asl lo ha dichiarato decaduto, al pari di altri tre colleghi (tra Bari e Valenzano), in applicazione di una norma che, a quanto pare, viene applicata solo a Bari e in nessun’altra Asl italiana. In tempi di carenza cronica di medici.

La questione

Il nodo della questione è, appunto, un articolo dell’accordo nazionale per la medicina generale, e cioè l’articolo 21: “è incompatibile con lo svolgimento delle attività previste dall’ACN 2022 – si legge nel testo – il medico che fruisca di trattamento di quiescenza come previsto dalla normativa vigente”. In sostanza, chi è in pensione da altri incarichi (come quelli nelle forze dell’ordine), diventa incompatibile con il ruolo di medico di base. E dunque va rimosso dall’elenco. Subito dopo, e siamo ancora nel 2022, la Asl manda una pec a tutti i medici di famiglia afferenti al distretto, chiedendo se ci sono motivi di compatibilità ai sensi di quell’articolo.

La risposta

Il dottor Borraccia, essendo in pensione dalla polizia di stato dall’ottobre 2018, si consulta allora con gli stessi sindacati che hanno firmato quell’accordo: Fimg e Snami. Entrambi gli dicono che il contratto a tempo indeterminato firmato con la Asl Bari dal 1989, all’epoca non prevedeva questa incompatibilità, il fatto che prestasse servizio in polizia e contemporaneamente svolgeva le mansioni di medico di famiglia era ampiamente permesso da norma di legge. E lui risponde così alla Asl. Nel 2023, però, tutto cambia quando un collega va in pensione dalla polizia e chiede l’accesso alla graduatoria di medicina generale. La Asl giustamente risponde di no e richiama quella incompatibilità. Lui fa ricorso al tribunale del lavoro e nel suo ricorso cita il dottor Borraccia e il generale Francesco Cea, dei carabinieri, che pur pensionati svolgono la generale. Il tribunale gli dà torto, e da quel momento in poi le attenzioni si spostano su Borraccia, Cea, e altri due medici andati in pensione dalla polizia (i dottori Volpe e Bertoncello). Il 1 maggio 2024 viene dichiarato decaduto.

Il ricorso

Il dottor Borraccia, assistito dall’avvocato Raffaele D’Innella, presenta un ricorso d’urgenza al tribunale del lavoro di Bari, lamentando “pregiudizi irreparabili alla sfera professionale e patrimoniale conseguenti alla disposta decadenza oltre a quelli alla salute concretamente arrecati ai pazienti privati dell’assistenza medica”.

La replica della Asl

Per la Asl, invece, che non c’è nessun pericolo per i suoi assistiti: “la scelta del medico di base nella città di Bari avviene per l’intero comune – si legge nella memoria – Ciò significa che l’assistito del ricorrente può scegliere liberamente il proprio medico nell’ambito della città di Bari; ad oggi, in caso di eventuale decadenza del medico ricorrente dal rapporto convenzionale, i suoi 1211 assistiti troverebbero continuità nell’assistenza sanitaria perché ci sono ben 42 medici di assistenza primaria non massimalisti (cioè che non hanno raggiunto le 1500 scelte) nel comune di Bari, in grado di acquisire scelte, ovvero nuovi pazienti; di conseguenza gli assistiti del ricorrente avrebbero ampia possibilità di scegliere il proprio medico di fiducia”.

La decisione

Il tribunale del lavoro (presidente Giovanna Campanile, relatore Salvatore Santoro) respinge il ricorso e la Asl comunica il verdetto: “Si comunica la decadenza del rapporto convenzionale di assistenza primaria a far data dal 16 settembre 2024”.

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