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sabato 27 Luglio 2024
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Inaugurazione dell’anno giudiziario a Bari. Riforme, focus e dati sui processi

«Da noi, la riforma costituzionale del premierato elettivo, che mira a rafforzare il potere del governo e a ridurre i contrappesi, potrebbe avere ricadute anche sul potere giudiziario». L’allarme è del presidente della Corte d’appello Franco Cassano nel suo discorso di apertura alla cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario a Bari. «Il previsto premio di maggioranza – avverte- rischia infatti di vanificare la ratio pluralista sottesa al quorum dei 3/5 dei voti del parlamento in seduta comune, necessario per l’elezione dei membri laici del Consiglio Superiore della magistratura, quorum che potrebbe Essere raggiunto facilmente, senza alcun confronto con l’opposizione. La riforma costituzionale avrebbe quindi ricadute dirette sulla indipendenza e sull’autonomia della magistratura, alla cui tutela il CSM è preposto».

LUNGHEZZA DEI PROCESSI
«L’eccessiva durata dei processi costituisce uno dei profili di criticità più evidenti del sistema, tale da compromettere il corretto esercizio della Giustizia. Infatti, la garanzia per i cittadini di avere un giusto processo (che per essere definito tale deve avere una “ragionevole durata”) costituisce uno dei principi fondamentali, alla base di uno Stato di diritto. L’analisi sulla durata dei procedimenti non può prescindere da una considerazione: gli interventi legislativi, succedutisi nel tempo e ad oggi poco risolutivi, si sono concentrati sulle modifiche alla struttura del processo, considerandola come anello debole del sistema. Non si è tenuto conto, invece, che la lunghezza dei procedimenti è un profilo patologico del sistema nel suo complesso e che, pertanto, deve essere affrontato tramite interventi diversificati e articolati come, ad esempio, l’aumento del numero dei magistrati. Si auspica che le riforme in fieri e gli investimenti stanziati nell’ambito del PNRR possano avviare un nuovo percorso, finalizzato a ridurre i tempi medi dei procedimenti ed a garantire una risposta più celere alle esigenze e ai diritti dei cittadini”. Anche quest’anno, il numero dei procedimenti civili pendenti al 30.6.2022 in tutti gli Uffici Giudiziari del Distretto è complessivamente diminuito, passando dai 155.556 ai 141.552 affari. Si sono ridotte in maniera consistente le procedure concorsuali liquidatorie, mentre sono aumentati nell’intero distretto i concordati preventivi. Dappertutto sono in aumento le procedure di sovraindebitamento ex legge n. 3/2012, spesso esperite al solo fine di ottenere la sospensione delle procedure esecutive. Infatti, i procedimenti esecutivi immobiliari sono aumentati, a riprova di una crisi economica che fa sentire ancora pesantemente i propri effetti»

I DATI
Quanto al settore penale, in primo grado, al 30 giugno 2023, sono aumentati sensibilmente i pendenti finali. In appello la diminuzione delle sopravvenienze, per il 26%, e l’aumento delle definizioni, per il 34%, ha determinato una sensibile diminuzione delle pendenze finali.  Negli ultimi 18 mesi, sono stati definiti 8.133 procedimenti: nel 2019 l’arretrato ammontava a 11.000 procedimenti; oggi, le pendenze finali ammontano a circa 7.000 procedimenti, nonostante l’andamento costante delle sopravvenienze annue. Per le Procure della Repubblica, il volume complessivo dei procedimenti sopravvenuti ha subito un complessivo aumento dell’11%. L’andamento delle definizioni è aumentato leggermente rispetto alla rilevazione dello scorso anno, sicché i pendenti finali sono cresciuti, sia relativamente ai “noti” sia relativamente agli “ignoti”. Negli Uffici di primo grado emerge un generale contenimento dei procedimenti prescritti, pari al 5%, sul totale dei procedimenti definiti. In Corte di Appello, dove il fenomeno della prescrizione ha una ben altra incidenza, la percentuale dei procedimenti prescritti è stata del 21%, ma si tratta nella larghissima maggioranza di fattispecie di prescrizione massima.

Viene segnalato il dato allarmante della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, con l’iscrizione di ben 31 procedimenti in materia di delitti contro la libertà sessuale, con una variazione rispetto all’ultimo anno pari al 72%. E si accende anche un faro sulla situazione dei detenuti nelle carceri del distretto: “Preoccupano il sovraffollamento della Casa Circondariale di Bari che, a fronte di una capienza regolamentare di 288 posti letto, ospita ben 430 detenuti, e quello della Casa Circondariale di Foggia che, a fronte di una capienza di 365 posti letto, ospita 516 detenuti, con un sovraffollamento del 190%. La situazione in queste carceri – denuncia il presidente Franco Cassano – è invivibile. L’anno 2022 per la Puglia è stato quello dell’emergenza suicidi: se ne sono registrati cinque, il numero più alto in tutte le carceri del Mezzogiorno, nel silenzio e nell’apparente disinteresse dell’opinione pubblica».

RIFORME
«Molte le iniziative legislative in materia penale intraprese. Il divieto di pubblicare l’ordinanza custodiale cautelare, integralmente o per estratto, ma non anche per riassunto o per sintesi, muove da un intento molto commendevole, quello di tutelare la riservatezza del cittadino sottoposto a misura, nel passato recente spesso messa in crisi da rapporti impropri tra inquirenti e giornalisti. Dopo la riforma del 2017, il fenomeno si è ridimensionato, restando, tuttavia, una patologia non accettabile. Ora questo divieto appare una misura che, rispetto allo scopo perseguito, si affida alla correttezza professionale del giornalista, e alle sue capacità di sintesi, senza che sia eliminato il rischio di implicanze negative per lo stesso arrestato».

E poi l’abuso d’ufficio. «Defunge senza eccessivi rimpianti, giacché già dal 2020, per come formulato – dice Cassano – copriva un’area limitatissima di illiceità, e tuttavia va detto che la “paura della firma”, invocata dagli amministratori pubblici, non spiega l’abolizione tout court del reato anche per la parte in cui puniva chi avesse violato il dovere di astensione o avesse firmato atti in presenza di un proprio interesse personale. Si sarebbe potuto modificare la norma penale senza lasciare del tutto impuniti gli abusi dei
pubblici poteri».

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