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Infermiera aggredita a calci nel pronto soccorso del Di Venere di Bari: «Tanta paura ma sono tornata al lavoro»

«Dopo l’aggressione ho avuto tanta paura per le ritorsioni ma sono tornata al lavoro, proprio al triage, laddove mi ero fermata quella notte. Il triage è il primo punto di contatto con i pazienti ed è quindi un posto a rischio. Non mi hanno fatto male le ferite fisiche quanto l’ingiustizia del gesto subito». È quanto ha raccontato Francesca Fumai, infermiera 25enne in servizio presso il pronto soccorso dell’ospedale Di Venere, presa a calci e inseguita da una paziente che pretendeva di essere visitata immediatamente nonostante avesse una lieve ferita a un dito e un codice verde.

«Nessuna pietà, nessun vittimismo, nessuna medaglia al valore, chiediamo solo rispetto», ha aggiunto la giovane infermiera durante l’incontro dal titolo “Proteggiamo chi cura” organizzato dalla Asl di Bari con il Cug (Comitato unico di garanzia) per sensibilizzare contro la violenza ai danni degli operatori sanitari e sociosanitari. L’evento a pochi giorno dalla Giornata nazionale per l’educazione e prevenzione nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, istituita dal ministero della Salute e che ricorre domenica prossima, 12 marzo.

Sono state più di 40 le denunce di aggressioni sia verbali che fisiche ai danni di operatrici e operatori sanitari raccolte dal Servizio di Prevenzione e Protezione Aziendale (SPPA) nel corso del 2022. Gli episodi di violenza sono avvenuti non solo nei “luoghi sensibili”, come i Pronto soccorso, o nei servizi del Dipartimento Salute mentale, ma nel 30 per cento dei casi, si sono verificati anche in ambulatori, uffici amministrativi e in altri reparti. Chi aggredisce è quasi sempre un paziente. Chi subisce è quasi sempre un medico, o un infermiere ed è spesso donna.

Gli episodi di aggressività nel contesto sanitario sono tuttora sottostimati, sebbene siano molto frequenti e in crescita costante. I dati che si evincono dalla letteratura evidenziano una maggiore prevalenza nei Servizi di emergenza-urgenza (Pronto Soccorso, SEU 118, Continuità assistenziale); Strutture Psichiatriche (CSM e SPDC); SERD, Strutture Geriatriche e luoghi di attesa.

Il 23,8% delle denunce presentate proviene dai Centri di salute mentale dove ricoprono un ruolo centrale il rapporto medico-paziente e soprattutto la comunicazione. Dal 2015 in poi, l’azienda sanitaria si è, inoltre, dotata di una procedura per prevenire e contrastare gli atti di violenza.

All’incontro di questa mattina, oltre al direttore generale della Asl di Bari Antonio Sanguedolce e alla presidente del Comitato unico di garanzia Lorenzina Maria Proscia, sono intervenuti, tra gli altri, anche la Prefetta di Bari Antonella Bellomo, il neodirettore sanitario della Asl di Bari Luigi Rossi e il direttore del pronto soccorso dell’ospedale “San Paolo” Guido Quaranta.

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