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sabato 21 Settembre 2024
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La strage dei giovani sull’asfalto: sogni di vita e progetti spezzati nel tragico incidente sulla Sp 231

Ha collaborato Michele Cotugno Depalma

Le direzioni, la velocità, le responsabilità. È il giorno dell’inchiesta, delle prime indagini, degli inquirenti che boccheggiando nel dolore condiviso, devono dare una spiegazione, se c’è, all’ennesima strage di giovani sulla strada: Lucrezia Natale, 16 anni, Alessandro Viesti, di 24, Tomas Ricci, 23 anni, e la sua adorata fidanzata Floriana Fallacara, di 20. Sul tavolo del sostituto procuratore (di turno martedì scorso), Baldo Pisani, ci sono ancora pochi fogli che raccontano l’incidente nel quale, poco prima delle 23 di un insanguinato 25 aprile, sono morti quattro ragazzi, mentre altri due lottano per sopravvivere.

C’è un fascicolo ancora semivuoto, sulla copertina solo l’ipotesi di reato di omicidio stradale a carico di ignoti. All’interno ci sono i primi rilievi, fatti sulla provinciale 231, a poca distanza da Bitonto, dagli agenti della polizia stradale, ci sono le cartelle mediche dei due giovani ricoverati, Christian Fatone, di 21 anni, in gravissime condizioni nel reparto di Rianimazione del Policlinico per un trauma complesso e fratture multiple, e la sua fidanzata Angelica De Caro, al Di Venere per fratture a gambe e omero del braccio destro, operata nella mattinata di ieri.

È il giorno in cui si cerca di segmentare con la ragione quello che è avvenuto al chilometro 2,5 di una strada maledetta. Fotogrammi che potrebbero trovare certezza nelle telecamere di sorveglianza private disposte lungo la strada ed, eventualmente, nel racconto dei sopravvissuti. Ore e ore di lavoro alla luce artificiale delle lampade alogene per i vigili del fuoco, una notte per estrarre i corpi dalle lamiere accartocciate, nelle due auto che oggi non si distinguono più: una Opel Corsa, sulla quale viaggiavano i quattro deceduti, e una Renault Scenic, nella quale si trovava la coppia ricoverata.

L’impatto, violento, senza scampo, è solo l’ultimo fotogramma. Poco prima c’era l’Opel Corsa che veniva da Bari, i ragazzi avevano trascorso la serata di festa al McDonald’s, e c’era la Scenic che, dicono, veniva da Bitonto. C’è chi tenta una ricostruzione, che parla di sorpassi azzardati e di uno scontro frontale. Di folle velocità e nessun segno di frenata. C’è chi invece immagina altre dinamiche.

C’è chi ipotizza, ma non si può dire con certezza. E a poco serve esaminare le carcasse delle auto, finite a decine di metri dal punto di morte, una oltre il ciglio della strada, l’altra contro un ulivo, oltre i tre pilastri che recintano un pezzo di terra. Di quelle auto resta oggi ben poco, rendendo arduo il lavoro degli investigatori, tra parabrezza infranti e pezzi di lamiera.

È il giorno delle indagini, ma anche del dolore. Lo rappresenta a nome di tutti il sindaco di Bitonto, Francesco Paolo Ricci: «Per la nostra comunità è un momento di grande dolore e tristezza per le giovani vite stroncate in un modo così tragico. Proclameremo il lutto cittadino per questo tragico evento – annuncia -Tutti avevano l’età delle mie figlie e non si può morire così: è un momento di atroce sofferenza per le famiglie colpite e avvertiamo il bisogno di stringerle in un corale, silenzioso e commosso abbraccio».

Una comunità senza fiato e senza parole, che attende risposte per ricominciare a respirare. Nelle prossime ore, il pm Pisani valuterà se disporre le autopsie sulle quattro vittime o limitare gli accertamenti alle ispezioni cadaveriche svolte ieri mattina dalla dottoressa Sara Sablone, dell’istituto di medicina legale del Policlinico di Bari.

Addio, dolcissimo Tomas: elettricista con grandi sogni

Gli occhi, dicono i saggi, sono lo specchio dell’anima. Sono quelli innocenti di Alessandro, Floriana, Tommaso e Lucrezia, i giovanissimi che hanno perso la vita martedì sera, di loro dicono che sono morti quattro angeli. Che avevano la gioia di vivere. Erano persone dolci, educate e dalla grande spensieratezza e pure con grandi progetti.

E grandi progetti li aveva proprio Tommaso (ma per gli amici sarà sempre e solo Tomas) Ricci, 23 anni. Nella sua ultima storia su Instagram, condivisa poco prima dello schianto fatale, è abbracciato alla sua fidanzata Floriana. Una storia, la loro, iniziata più di due anni fa.

Una bellissima storia, piena densa di amore puro e, per questo, inseparabili, secondo gli amici e le rispettive famiglie, e lo dimostra il fatto che erano insieme anche martedì sera, quando, di ritorno da una cena tra amici al McDonald’s di Bari, la loro vita si è interrotta per sempre.

Su di lui, che svolgeva l’attività di elettricista e ha un fratello gestore di una rinomata pizzeria-rosticceria nel pieno centro cittadino, sulla sua voglia di vivere, il giudizio è unanime. Un ragazzo dolce, creativo ed educato. lo ricordano, e ne disegnano il ritratto alcune professoresse dell’indirizzo turistico “Vitale Giordano” di Bitonto, istituto frequentato dal ragazzo sia nel diurno che nel serale e che, come quasi tutte le scuole della città, ha espresso vicinanza per l’accaduto.

«Tomas – ricorda Sara Barcellieri, sua docente al biennio – era un ragazzo dolce, educatissimo, non ha mai dato problemi da nessun punto di vista. Si impegnava. Però ovviamente c’erano dei limiti che si impegnava a superare. Sapevo che dopo il serale, voleva entrare nel mondo del lavoro. La famiglia ha un angelo in più e bisogna star loro molto vicini».

Secondo un’altra insegnante, Rosanna Perillo, «Tomas era molto dolce, creativo, educato. Molto portato per le attività manuali, sapeva creare e fare tante cose. Era simpatico, rideva e scherzava sempre ma sempre in maniera educata. Avevo un rapporto sereno e tranquillo con lui. Non è giusto che debbano essere spezzate vite così giovani, non trovo una ragione a quello che è successo».

«Cosa desiderava? Andare a Roma con il suo amore»

«A Floriana piaceva uscire e stare al contatto con la gente». Bastano poche parole per capire chi era una persona, una ragazza in questo caso. E ci vuole ancora meno per comprendere che lei, ventenne, amava davvero la vita, come tanti della sua età. Quella vita, però, che è stata troppo breve perché vinta, martedì sera, da un destino troppo crudele e assai meschino. E quella vita che sognava di condividere con Tommaso, il suo Tomas, con cui era fidanzata da oltre un paio di anni per formare una coppia inseparabile.

«Può sembrare scontato – confida Doriana, un’amica – ma le piaceva stare a contatto con le persone. Infatti, l’ultima volta che abbiamo parlato, facendo discorsi seri, ha detto che lei voleva uscire dalla pancia della madre già a 5-6 mesi perché voleva stare al mondo, non voleva stare chiusa. Ha iniziato a vivere la sua vita solo da pochi anni perché ha avuto un’infanzia molto forte e decisamente particolare. Una cosa che mi ha detto il giorno del suo compleanno era che il suo sogno era andare a Roma e ci sarebbe andata con Tomas».

E non a caso, perché Tommaso l’ha aiutata tantissimo a superare un momento difficilissimo: la morte della mamma, deceduta meno di tre anni fa dopo una luna malattia e alla quale era profondamente legata, mamma che ricordava sui social, cercando tracce di lei tra le nuvole. Un dolore, un lutto, affrontato anche con l’amore per la sua famiglia, che aiutava con lavoretti saltuari o facendo l’animatrice in feste per bambini.

«Eravamo come sorelle – racconta un’altra sua cara amica – anche se era ferita dentro, non lo dava a vedere. Aiutava tutti ed era il nostro collante». La sua è una famiglia modello, devota e al tempo stesso segnata da gravi perdite. E lei, Floriana, era una ribelle, testarda, bisognosa di provare sempre cose nuove. «Aveva un carattere molto forte – la ricorda Arcangelo – da “maschio mancato”. Abitavamo entrambi su via Modugno e per questo la incrociavo spesso e la sfottevo, un sorriso e via».

«Sei stata il mio regalo inatteso. Ora sarai il mio angelo custode»

Lucrezia Natale aveva soltanto 16 anni ma già le idee chiarissime, perché voleva per lei un futuro da criminologa o addirittura essere una militare. Era la classica ragazza amata davvero da tutti. Soprattutto dal fratello, Francesco, 32 anni, che da martedì sera non si dà pace. «Mi mancherai profondamente sorella mia – scrive sui social -, ti porto nel profondo del mio cuore. Non c’è morte, c’è cambiamento e il giorno in cui sei nata sono diventato fratello. Il giorno della tua morte sei diventata il mio angelo custode. Sei stata il regalo che non ho mai chiesto ma che ho sempre desiderato. Gli angeli sono sorelle che si sono trasferite in paradiso e ti completa la vita, non importa dove sia. Cara sorella, sei stata la mia anima gemella e farai sempre parte di me. Non ti dimenticherò mai».

Anche le amiche più strette fanno fatica a contenere le lacrime. «Di lei posso dire – ricorda Dania – che aveva tantissime ambizioni nella sua vita e aveva una forza ineguagliabile. Forza che molte volte non hanno nemmeno gli adulti in alcuni momenti. Aveva un sorriso stampato in faccia sempre, rare volte l’ho vista piangere e quando l’ho vista piangere era perché stava malissimo. L’ultimo ricordo si riferisce all’ultima volta che ci siamo viste, cioè lunedì: mi ha stretto le guance sempre con il suo sorriso e mi ha detto che saremmo uscite a brevissimo».

E un momento straziante si è consumato anche ieri mattina, in classe, perché Lucrezia era al terzo anno al liceo linguistico “Carmine Sylos” (aveva scelto l’indirizzo economico-sociologico). I suoi compagni hanno dovuto svolgere un tema che aveva come traccia la morte dei propri cari e il pensiero è andato immediatamente a lei, a quella bellissima ragazza morta da pochissime ore.

«Eravamo tanto amiche e non solo compagne di classe – dice Doriana – ci sono cresciuta insieme sin dalla terza elementare. Nonostante i mille litigi, io le ho sempre voluto bene». C’è chi ricorda, poi, quella bella serata trascorsa su una panchina in villa per organizzarsi su cosa fare al 18esimo compleanno». Purtroppo Lucrezia non ci sarà.

«Ci proteggeva e faceva ridere anche se il mondo crollava»

«Era un ragazzo iperprotettivo e solare». È così che lo ricordano i suoi amici. Alessandro Viesti avrebbe compiuto 25 anni il prossimo 24 agosto, insieme a suo fratello gemello. Era dipendente di una catena di supermercati e aiutava nella tabaccheria situata in una centralissima strada di Bitonto: «sempre dedito al lavoro, ma non trascurava mai le sue amicizie», hanno raccontato i suoi affetti più cari.

Ancora vivido è il suo ricordo nella mente e nel cuore di due amiche di scuola. Frequentava con loro l’Istituto professionale per i servizi di enogastronomia e ospitalità alberghiera di Molfetta. «Era la persona che ti faceva sorridere anche se il mondo crollava a pezzi – ha detto Annarita – Era il super protettivo del nostro gruppo di amici, soprattutto con le ragazze». Particolare raccontato anche da un’altra amica, Marica: «Non appena vedeva un velo di tristezza nei tuoi occhi, non esitava ad aiutarti».

E lo dimostra anche un messaggio inviatole solo poco tempo prima: “Spero per te che non succeda niente perché se ti succede qualcosa divento una bestia. Non pensare che sono arrabbiato, voglio solo proteggerti” e che Annarita conserva ancora con affetto: «Descrive il bene che ci volevamo – ricorda con le lacrime – e a questo punto dovrei diventare io una ‘bestia’ per la sua morte. Mi mancherà soprattutto il suo essere un fratello maggiore che mi ha accompagnato per tantissimi anni, anche se ultimamente le nostre strade si sono separate fino al momento della notizia dell’incidente».

Una persona dall’animo puro, gentile: «era un ragazzo molto solare, tranquillo con cui andavo molto d’accordo – ha aggiunto Marica – Al termine degli anni scolastici, ci siamo un po’ distaccati perché ognuno ha percorso strade diverse, ma siamo rimasti sempre amici». E l’atmosfera, ieri mattina, era triste anche anche in via Repubblica, dove c’è la tabaccheria dei genitori (chiusa per lutto).

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