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martedì 8 Ottobre 2024
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L’Unione europea non deve risarcire la Banca popolare di Bari per il caso Tercas

L’Unione europea non deve risarcire il danno “asseritamente subito” dalla Banca popolare di Bari a causa di una decisione della Commissione europea, che aveva considerato un aiuto di Stato illegale quello concesso nel 2014 a Banca Tercas, tramite il Fondo interbancario per la tutela dei depositi (Fitd), che è finanziato dalle banche italiane, società private, e non dallo Stato. Lo stabilisce in una sentenza il Tribunale dell’Ue.

Nel 2013, la banca Bpb ha manifestato il proprio interesse a sottoscrivere un aumento di capitale di Banca Tercas, un’altra banca italiana detenuta da investitori privati che era stata posta in amministrazione straordinaria a seguito di irregolarità accertate dalla Banca d’Italia, spiega il Tribunale in una nota.

La manifestazione di interesse della Bpb era tuttavia subordinata alla condizione che il deficit patrimoniale della Tercas venisse interamente coperto dal Fondo interbancario di tutela dei depositi.

Con decisione del 23 dicembre 2015, la Commissione ha constatato che tale intervento del Fitd a favore della Tercas costituiva un aiuto di Stato illegittimo concesso dall’Italia alla Tercas e ne ha ordinato il recupero.

Con una sentenza del 19 marzo 2019, il Tribunale ha annullato la decisione della Commissione. La Corte di giustizia ha confermato tale conclusione in una sentenza pronunciata il 2 marzo 2021.

La Bpb ha adito il Tribunale per ottenere la condanna dell’Unione europea al risarcimento dei danni che a suo avviso aveva subito a seguito dell’adozione della decisione della Commissione, ricorso che è stato respinto.

La stessa Commissione ha riconosciuto di recente che non si trattava di un aiuto di Stato, come erroneamente sostenuto dalla Dg Comp all’epoca, in una decisione che ebbe conseguenze in Italia di vasta portata, anche politiche, perché portò indirettamente alla risoluzione delle famose quattro banche (Popolare Etruria, Banca Marche, Cariferrara, Carichieti), con tutto quel che ne seguì per gli obbligazionisti subordinati.

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