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Mafia a Bari, il piano dell’”intoccabile”: truffa alla Regione in società con un rapinatore del San Paolo

Una truffa ai danni della Regione Puglia per portare a casa tre milioni di euro. C’era anche questo nei progetti di Giacomo Olivieri, l’ex consigliere regionale arrestato lunedì scorso con l’accusa di voto di scambio elettorale politico-mafioso, in relazione alla candidatura di sua moglie, Maria Carmen Lorusso al consiglio comunale di Bari, con la lista “Di Rella sindaco”.

Lo hanno ricostruito gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Bari, che non hanno mai smesso di controllarlo anche dopo che i pm antimafia Fabio Buquicchio, Marco D’Agostino e Federico Perrone Capano avevano inviato al gip Alfredo Ferraro la richiesta di arresto. E lo hanno monitorato quel giorno di luglio in cui il politico andò a trovare, al quartiere San Paolo, uno dei due fratelli Falco, che si trovava agli arresti domiciliari.

Angelo e Michele Falco, 61 e 41 anni, sono personaggi pericolosi e noti alla magistratura perché autori di numerose rapine ai danni di furgoni e blindati, condotte con modalità paramilitari. Armati di kalashnikov e pronti a tutto, i fratelli Falco avrebbero messo a segno colpi milionari, prima di essere arrestati. Angelo, in particolare, è ritenuto personaggio carismatico del quartiere San Paolo di Bari, ed esperto di arti marziali, quindi con una profonda conoscenza di tecniche di combattimento.

Ed è a uno di loro che Olivieri si sarebbe presentato, in una calda giornata di luglio, per proporgli una società con scopi fraudolenti. L’idea, in sostanza, era quella di presentare la candidatura di una società fittizia, intestata a un prestanome, per ottenere dalla Regione Puglia il finanziamento.

Per farlo, sarebbe stato necessario che Falco investisse 500mila euro, ma il contributo poi ottenuto dalla regione, sarebbe andato a suo vantaggio: il 20 per cento di quei tre milioni a Olivieri, il restante 80 a Falco. Una volta ottenuto il finanziamento, secondo gli investigatori, la società sarebbe stata fatta fallire e il denaro suddiviso, facendo in modo che non fosse documentabile. Secondo quanto ritengono i pm antimafia, i due però non sarebbero riusciti a portare a termine l’accordo. L’esito di quegli accertamenti è diventato oggetto di un’integrazione di indagine, depositata al gip dopo la richiesta di misura, e dunque agli atti dell’inchiesta.

Oggi, alle 14.30, Olivieri , assistito dall’avvocato Gaetano Castellaneta, comparirà dinanzi al gip Alfredo Ferraro per l’interrogatorio di garanzia, al quale potrebbe anche decidere di non rispondere. La prossima settimana, sarà la volta di sua moglie Maria Carmen Lorusso e del suocero Vito Lorusso, finiti ai domiciliari nella stessa inchiesta.

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