Home Attualità Policlinico di Bari in tilt, posti letto ridotti e personale sotto stress

Policlinico di Bari in tilt, posti letto ridotti e personale sotto stress

La Puglia è alle prese con una grave emergenza sanitaria a causa della carenza di personale medico e infermieristico. Il problema, ormai cronico, si è acuito negli ultimi anni, mettendo a dura prova gli ospedali e compromettendo la qualità delle cure erogate ai cittadini. Secondo i dati più recenti, mancano all’appello migliaia di professionisti, con ripercussioni significative sull’organizzazione dei servizi sanitari. Reparti costretti a chiudere o a ridurre i posti letto, liste d’attesa sempre più lunghe e difficoltà nel garantire le prestazioni essenziali. Tra le diverse strutture in emergenza il Policlinico di Bari è sicuramente quella più colpita.

Il quadro

«La Puglia sta scontando carenze di organico sia per quanto riguarda il personale sanitario, quindi medici e infermieri, sia per quello di supporto, ovvero gli operatori socio sanitari – commenta Francesco Balducci, segretario regionale di Nursind – Durante i mesi estivi, essendoci l’obbligo da parte del datore di lavoro di far fare almeno 15 giorni di ferie dal primo giugno al 30 settembre, le difficoltà si ingigantiscono tanto che in molti ospedali pugliesi sono stati ridotti il numero dei posti letto di degenza».
Il Policlinico di Bari durante i mesi estivi, essendo l’ospedale di riferimento per tutta la regione, viene preso d’assalto da turisti e cittadini. «Nei mesi estivi si registrano oltre 300 ingressi giornalieri al pronto soccorso del Policlinico. Solo la settimana scorsa abbiamo avuto ottanta pazienti ricoverati in una giornata. Di questo passo il servizio di emergenza rischia di collassare», dichiara Balducci.

Il dramma degli infermieri

Solo nei primi sette mesi del 2024 sono stati una decina gli infermieri che hanno deciso di lasciare il pronto soccorso del Policlinico e quattro di loro ha deciso di cambiare lavoro. Tanti infermieri, e di conseguenza anche medici, decidono quindi di abbandonare la professione.

«Nel reparto di emergenza urgenza non vuole lavorare più nessuno – dichiara Balducci – I professionisti sono diventati ostaggio della struttura».

Le cause sono da ricercare negli stipendi poco appaganti dove le retribuzioni offerte dal Servizio Sanitario Nazionale non sono sempre competitive, disincentivando i giovani professionisti a scegliere una carriera in Puglia. Basti pensare che un infermiere con 30 anni di servizio a malapena sfiora i duemila euro al mese. A questo si aggiungono anche le condizioni di lavoro sempre più difficili dove il sovraffollamento dei reparti, la carenza di risorse e l’elevato carico di lavoro contribuiscono a rendere meno attraente la professione sanitaria.

«Nella mia unità operativa stiamo facendo i turni prevedendo per ogni dipendente un numero di ore superiore a quelle previste dal contratto nazionale. Il contratto prevede 144 ore mensili ma stiamo facendo turni da 170 ore, salvo ovviamente imprevisti dell’ultimo minuto. Io e i miei colleghi ci sacrifichiamo per puro attaccamento al lavoro e ai pazienti ma non possiamo continuare così. Fare l’infermiere o il medico non può essere sinonimo di missionario», tuona il segretario regionale Nursind.

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