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Si diede fuoco in carcere a Pescara: detenuto 30enne muore dopo due mesi d’agonia al Policlinico di Bari

È morto nel Policlinico di Bari Fakhri Marouane, detenuto marocchino di 30 anni, ricoverato dal 30 maggio scorso dopo essersi dato fuoco nella propria cella del carcere di Pescara ed essersi procurato ustioni su quasi tutto il corpo.

Ne dà notizia il legale dell’uomo, Lucio Marziale. Marouane era tra i detenuti vittime dei pestaggi avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020, e si era costituito parte civile nel maxi-processo in corso nell’aula bunker dello stesso carcere a carico di 105 imputati tra agenti penitenziari, funzionari del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) e medici dell’Asl.

Marouane avrebbe dovuto testimoniare al dibattimento, anche perché la sua vicenda era tra quelle ritenute più gravi dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere; dai video delle violenze, dalle indagini e dalle prime fasi del processo (partito a novembre 2022), è emerso infatti come Marouane fosse stato tra i detenuti maggiormente “attenzionati” dagli agenti penitenziari responsabili dei pestaggi.

In particolare dai video mostrati nelle scorse udienze, si vede che Marouane, durante i pestaggi, fu costretto a muoversi sulle ginocchia a piccoli passettini per raggiungere il suo posto nell’area socialità del carcere sammaritano; rimasto solo dopo che gli altri detenuti erano stati portati via, fu colpito con il manganello in testa, quindi fatto alzare e inginocchiare nuovamente ad altezza di un agente, e alla fine riportato in cella tra i poliziotti che continuavano a pestarlo.

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