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Sicurezza a Bari, il prefetto: «Denunce e telecamere. Bisogna prevenire i reati» – L’INTERVISTA

«Le denunce, da parte di tutti, e un buon sistema di videosorveglianza, in collegamento con le sale operative di carabinieri e polizia, secondo la competenza territoriale, per lavorare sulla prevenzione dei reati». Si può sintetizzare così la ‘ricetta’ del prefetto di Bari, Francesco Russo, da applicare su vari fronti. Dalle aggressioni al personale sanitario e alle forze dell’ordine, passando per quelle tra minorenni fino ai reati predatori.

Prefetto, c’è chi invoca maggiore presenza delle forze di polizia.

«Noi scontiamo un periodo lungo in cui in Italia non si sono fatti concorsi, e molti di quelli che sono in servizio stanno andando verso la pensione. Ma ora c’è una forte politica di assunzioni in tutte le amministrazioni, a partire dalla forze di polizia, stanno facendo tantissimi concorsi e arruolamenti. Noi dobbiamo però far conto con risorse non infinite».

Nemmeno per tutelare il personale sanitario?

«Ci sono situazioni variegate: i pronto soccorso del Policlinico e del San Paolo, da quando c’è un presidio più forte, si sono registrati meno interventi delle Volanti».

Una buona soluzione allora

«Sì, però noi non siamo in grado di garantire questo in tutti gli ospedali, ci sono poi i vari presidi sparsi in tutta la città metropolitana, come guardia medica, e Sert. Ci sono posti dove c’è addirittura la guardia giurata, ma non si può mettere la guardia giurata ovunque. Bisogna essere consapevoli del fatto che non ci sono risorse illimitate, bisogna cercare di razionalizzare al meglio forze e risorse disponibili».

Che fare dunque?

«La sicurezza è un bene primario, a cui prefetto e forze dell’ordine danno molta attenzione. Vanno potenziati determinati strumenti, magari con risorse in più: impianti tecnologici collegati con un’agenzia di vigilanza. Abbiamo personale di polizia impegnato nelle sale operative e sul territorio. Se arriva un alert, c’è la possibilità che intervengano per risolvere positivamente la questione, se l’alert non arriva la pattuglia non lo saprà mai e noi ci siamo persi il tentativo di salvare una persona da un’aggressione».

In quali altri settori?

«Su tutti quelli che richiedono interventi: stiamo molto insistendo con i sindaci, per il posizionamento di telecamere intelligenti. I Comuni sono destinatari di fondi del ministero dell’Interno, e anche in questa provincia in tanti hanno avuto il finanziamento ed elaborato progetti discussi in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, per decidere dove posizionare le telecamere. Anche il Comune di Bari ha ricevuto notevoli finanziamenti. Siamo attenti a tutto quello che succede, cerchiamo di migliorare anche la percezione, perché il cittadino vuole sentirsi sicuro. E questo si ottiene anche con la prevenzione».

Sono stati previsti interventi contro le aggressioni alle forze dell’ordine?

«Le forze di polizia sono molto presenti sul territorio e intervengono, magari come è accaduto a Locorotondo dove il carabiniere stava facendo una passeggiata con la famiglia».

È fisiologico allora?

«È molto grave che accada, ma in questo momento storico abbiamo una fiammata di aggressioni a carabinieri o polizia. Questo significa che stiamo sul territorio, facciamo da scudo per la tutela dei cittadini. Io ho manifestato vicinanza, ma la leggo in quell’interpretazione. Il fatto è che non possono stare ovunque».

E quindi?

«Serve attenzione massima anche da parte dei cittadini. Le istituzioni, poi, devono potenziare al massimo la videosorveglianza con lettura targhe, perché ci permette di prevenire. Noi purtroppo abbiamo fatto un po’ di confusione, con zone ipervigilate e zone carenti. Ritengo che le telecamere vadano collocate sulle arterie principali, quelle di arrivo in città, così che ci si trovi a bloccare prima i reati».

Torniamo ai cittadini

«Bisogna denunciare tutto, perché se noi non abbiamo un quadro completo degli episodi, diventa anche più complesso adottare misure che possano servire a superare questi problemi, si parte sempre da verifiche e statistiche, ma se rappresentano una parte del problema, sarà risolta solo quella parte del problema. È necessario che ognuno per la propria parte faccia il massimo».

Turismo e movida, è andato tutto bene?

«Ho trovato tantissimi turismi molto felici di essere in queste zone, di converso i sindaci ci hanno chiesto uomini. Noi ci siamo sforzati di fare il massimo possibile, con la presenza di entrambe le forze di polizia. Chiaro, non ci può essere un uomo in qualsiasi posto e a qualsiasi ora, ci prenderemmo in giro, ma garantisco che quest’estate siamo stati più di una volta alle prese con vari comuni, sia per ragioni turistiche, sia per altre ragioni. L’altro giorno, ad esempio, sono stato a Bitonto per la questione della panchina rimossa, proprio perché ci sono alcuni Comuni che vanno seguiti con particolare attenzione. Io vorrei però lanciare un messaggio».

Dica pure.

«Se noi pretendiamo di scendere sotto casa e trovare la macchina della polizia che passa in quel momento, è molto difficile. Ci sono molte forze in campo che fanno un lavoro egregio, questo deve entrare nella consapevolezza dei cittadini. C’è bisogno, però, di non tirarsi indietro e avere massima fiducia nelle istituzioni, soprattutto quelle della sicurezza. Denunciare quando accade qualcosa, anche collaborando con le forze di polizia quando si notano fatti strani».

Questione baby gang?

«Prima di parlare di baby gang ci andrei piano, abbiamo piuttosto gruppi di ragazzini che creano disagio in determinate zone, non solo nella città di Bari, e noi ce ne stiamo occupando, in modo da monitorare la situazione e capire gli strumenti migliori per intervenire, in collaborazione con i Comuni. Tutti questi fenomeni vanno affrontati sotto diversi aspetti. Abbiamo, nelle zone della movida, come nel caso di piazza del Ferrarese anche la presenza della polizia locale, per cui è un fenomeno sicuramente all’attenzione così come c’è massima attenzione e presenza in piazza Aldo Moro».

La mafia si infiltra, anche a Bari, nell’economia pulita. Come la contrastiamo?

«Abbiamo avuto un piccolo incremento di interdittive antimafia, dipeso dalle indagini, situazioni che mano mano verifichiamo, laddove ci sono informative delle forze di polizia, alcune volte corroborate da decisioni della magistratura. Alcuni fenomeni degli ultimi anni, le difficoltà che tante imprese hanno avuto dopo il Covid hanno determinato una situazione di maggiore condizionamento, maggiore influenza o minacce da parte di consorterie criminali. Quest’anno abbiamo notato un certo aumento, ma si può leggere sempre in due modi: o che è peggiorata la situazione oppure che abbiamo lavorato più intensamente. Le difficoltà di personale riguarda tutti, ci si rende conto nelle difficoltà come sia importante la presenza di un pubblico che faccia da scudo, da controllo, perché la sicurezza è un asset, un valore economico, perché l’imprenditore va a investire in un territorio che sente sicuro. Quindi l’impegno quotidiano, l’attività di prevenzione antimafia, servono a tutelare il territorio e a farlo arricchire, perché con un buon controllo sulle infiltrazioni criminali, Bari continua a crescere. E noi abbiamo questo compito in questo momento storico».

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