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Sicurezza a Bari, parla il neo-questore Giovanni Signer: «Pronti a blindare i parchi e le piazze» – VIDEO

Tra i primi problemi che Giovanni Signer, questore di Bari da poco più di due mesi, si è trovato ad affrontare, c’è sicuramente quello delle baby-gang, che ormai la fanno da padrone nei parchi pubblici e nei luoghi di aggregazione della città. L’ultimo episodio, raccontato in esclusiva da L’Edicola del Sud, è quello che riguarda due giovani, brutalmente aggrediti da un gruppo di dieci ragazzi più piccoli di loro all’interno di Parco Rossani.

C’è da preoccuparsi?

«Se parliamo di baby-gang diamo loro un sigillo. Costoro, quando si leggono sul giornale, sentiranno di essere una baby-gang e quindi di affermare questo status. Sicuramente c’è un problema, ma questo non è solo barese. Anzi, mi viene da dire che guardando ai risultati dello scorso anno, trovo questi sottotono rispetto ad altri contesti, dove c’è veramente un’emergenza minorile. Sicuramente è aumentata la sensibilità sociale: quando io ero ragazzo nessuno parlava di baby-gang, anche se i ragazzi più grandi facevano pesare la loro età».

Che fare?

«Innanzitutto bisogna presidiare quelli che sono i punti di aggregazione, come stiamo già facendo. Poi individuare un dispositivo, insieme agli altri colleghi delle forze dell’ordine, che sia modulabile in base alle necessità. Ora saremo più presenti a Parco Rossani, ma credo che questi soggetti non daranno più prova della loro forza in quel posto, ma si sposteranno».

Quali sono le fasce orarie più attenzionate?

«Sono diverse a seconda del luogo e in base alle indicazioni del sindaco. Presiederemo maggiormente piazza Umberto, dalla mattina sino a notte. Poi piazza Moro nelle ore serali, in cui sono state rilevate le maggiori esigenze. Parco Rossani sarà sicuramente controllata nel pomeriggio dei week-end per tutelare i ragazzini, mentre in settimana ci saranno frequentissimi passaggi da parte delle forze dell’ordine. Ora, con l’anno scolastico in corso, si avverte di meno l’esigenza di un presidio fisso. Purtroppo non possiamo garantire presidi 24 ore al giorno perché dovremmo essere davvero in tanti e così non è».

Tutto questo potrebbe aumentare la percezione di sicurezza nei cittadini?

«Certo. Quello della percezione è un problema reale, ma vorrei ricordare che, rispetto all’anno scorso, a Bari e provincia gli omicidi sono diminuiti dell’80%».

E i furti?

«Alcuni sono diminuiti, altri no. Però dobbiamo guardare anche al dato statistico e distinguere da quello che la gente sente, ma soprattutto da quello che viene diffuso attraverso i canali di comunicazione. Prima c’era una percezione della sicurezza diversa, pure se c’erano dati statistici superiori dal punto di vista della delittuosità».

Che situazione ha trovato riguardo spaccio ed estorsioni?

«C’è grandissima diffusione dello spaccio di droga, in città come nel resto del territorio nazionale. Si consideri che quello della droga è il canale principale di arricchimento delle organizzazioni criminali e attraverso questo viene anche fatto proselitismo, oltre ad essere il canale per acquisire consenso sociale. Per le estorsioni il dato è inferiore rispetto a quello del periodo pre-pandemico, ma sono nettamente calati i cosiddetti reati spia, come incendi e danneggiamenti».

Come mai?

«I motivi sono tanti. Da un lato la gente è più propensa a denunciare, dall’altro è più difficile andare a chiedere denaro in un momento di crisi come questo, in cui le bollette sono aumentate in modo esponenziale».

La situazione sul reato di riciclaggio?

«Se fossi un delinquente andrei a riciclare denaro in un’attività che posso controllare, non certo in un’azienda che si occupa di ingegneria aerospaziale o di meccanica fine. Punterei più su ristorazione, grande distribuzione e trasporti».

La sfida del Pnrr: come vi siete attrezzati per l’arrivo di questi fondi?

«Prima facciamo arrivare questi soldi e poi vediamo quali opere partiranno. Credo che siamo già strutturati da questo punto di vista e la certificazione antimafia è uno strumento validissimo. Non basta guardare le carte, bisogna vedere materialmente chi frequenta i cantieri».

Come si presenta la dotazione delle forze di polizia?

«Purtroppo grava il blocco del turnover, è inutile dire il contrario. Però sono convinto che, rivedendo la nostra organizzazione e l’indice delle priorità, possiamo fare bene».

Quale sfida si è dato quando è arrivato?

«Far funzionare le cose così per come sono state progettate».

Ha collaborato Davide ImpicciatoreVideo di Andrea De Vecchis

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