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giovedì 19 Settembre 2024
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Un campus educativo e progetti per il reinserimento sociale: così cambia il Redentore

Sarà un vero e proprio campus universitario rivolto ai ragazzi meno abbienti quello che nascerà all’interno delle strutture del Redentore, nel cuore del quartiere Libertà. Non solo dei semplici corsi di formazione, ma un vero e proprio centro educativo rivolto a tutti quei giovani, italiani e stranieri, che non hanno grandi possibilità economiche. A realizzarlo saranno, in collaborazione con l’Opera Salesiana, due importanti realtà imprenditoriali del territorio: la Cobar spa e il Gruppo Ladisa.

Il progetto si divide in due fasi. La prima si concluderà entro l’anno e sarà finanziata con circa 250mila euro investiti da Cobar (50mila) e Ladisa (200mila), mentre la seconda vedrà la luce entro il 2023 e prevede un investimento di circa 2 milioni di euro da parte del gruppo leader nel settore della ristorazione in Italia. Sul piatto c’è la realizzazione, all’interno della struttura un tempo usata dall’istituto professionale, di alloggi (90 posti letto), un auditorium, aule multimediali, una biblioteca e spazi destinati a diverse attività, dallo sport a un supermercato solidale. Qui verrà allestita anche una cucina sociale (che servirà da mensa per i più poveri), con un’area cottura, diversi magazzini e uno zona dedicata alle preparazioni dei cibi (come da progetto in foto, ndr). Insieme a tutto ciò verrà realizzato un piccolo collegio, una sorta di residenza universitaria destinata ai ragazzi che non hanno grandi possibilità economiche, in un quartiere che sta cercando di rinascere e scrollarsi di dosso i pregiudizi di rione «difficile», «problematico», «da evitare». Un’Academy (con corsi di formazione incentrati soprattutto, ma non solo, sulla ristorazione) rivolta a ragazzi svantaggiati ma anche a persone che hanno avuto guai con la giustizia e che vogliono cambiare vita. L’obiettivo è togliere dalla strada decine di giovani di tutta la città, che spesso diventano “manodopera” per la criminalità locale.

Tutto questo prevede una rivitalizzazione e una valorizzazione del Redentore e dei suoi spazi, soprattutto di quelli un tempo appartenuti alla scuola professionale dell’istituto: «Ogni piccolo spazio di questa struttura ha una finalità ben precisa, che è la vicinanza ai ragazzi, ai giovani, alla gente» ha detto don Pasquale Martino, direttore dell’Opera Salesiana, che ha poi aggiunto: «Anche la ristorazione servirà ai più poveri, e servirà a quei ragazzi che trovano difficoltà nelle scuole e che quindi potranno seguire questi corsi di formazione, che saranno aperti anche a persone più grandi che in questo momento sono senza lavoro. E questi corsi permetteranno loro di raggiungere piccole professionalità da spendere in questo settore».

Un vero e proprio progetto di «antimafia sociale», che non si ferma però a Bari e al quartiere Libertà, ma si estende in tutta Italia. Il Gruppo Ladisa, infatti, insieme ai Prap (i provveditorati regionali dell’amministrazione penitenziaria), al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e al ministero della Giustizia, sta portando avanti un’iniziativa per il reinserimento dei detenuti che, previo parere del magistrato di sorveglianza, avranno la possibilità di lavorare all’interno del vitto e del sopravvitto che saranno realizzati all’interno degli Istituti di pena o alle piattaforme che forniscono i beni ai penitenziari. Nell’iniziativa saranno coinvolti gli inquilini delle 50 carceri più grandi d’Italia, da Bolzano alla Calabria, passando per la Liguria, il Piemonte, il Friuli e la Lombardia, in modo tale da offrire loro una concreta possibilità di reinserimento sociale. Il progetto è stato approvato dal Ministrero.

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