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sabato 27 Luglio 2024
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Verso il voto, Decaro invita all’unità: «Non ripetiamo Brindisi. Torniamo ad essere partito di massa»

La sconfitta alle comunali di Brindisi, dove la spaccatura nel centrosinistra ha spianato la strada al trionfo di Pino Marchionna, brucia ancora. E le tensioni sulle candidature per Foggia, Bari e Lecce non lasciano presagire nulla di buono. Ecco perché, dal palco di Torre Suda, Antonio Decaro chiama il Partito democratico e l’intero centrosinistra all’unità: «A Brindisi abbiamo scontato fibrillazioni interne, ora non dobbiamo commettere lo stesso errore».

Il monito del sindaco di Bari, intervistato dal direttore di Telenorba Enzo Magistà nella serata conclusiva della festa dell’Unità, arriva in una fase in cui il centrosinistra è “impantanato” nella scelta degli aspiranti sindaci. A Foggia, per esempio, Pd e Movimento Cinque Stelle hanno deciso di convergere su Maria Aida Episcopo che però non è gradita alla componente civica della coalizione. Tensioni anche a Lecce, dove la ricandidatura di Carlo Salvemini è osteggiata anche all’interno dello stesso Pd. E poi c’è Bari, dove si contrappongono sostenitori e oppositori delle primarie.

«A Foggia avrei candidato un assessore regionale tra Raffaele Piemontese e Rosa Barone – rivela Decaro – ma entrambi hanno voluto proseguire l’impegno in Regione. Ora la scelta deve ricadere su una figura unitaria. A Lecce c’è chi chiede le primarie e sono convinto che Salvemini non si sottrarrà». E Bari? «Anche lì troveremo un candidato – aggiunge Decaro – C’è l’assessore Pietro Petruzzelli o qualche esponente della società civile. Se saremo in grado di trovare un nome condiviso, bene. Altrimenti ricorreremo alle primarie che sono uno strumento straordinariamente democratico». L’importante, secondo Decaro, è che il centrosinistra non si divida come a Brindisi. E il sindaco barese lo ribadisce anche al termine dell’intervista, quando si spinge addirittura ad auspicare il rientro dei renziani di Italia Viva nel centrosinistra: «Se vogliamo che il Pd torni a essere un partito popolare e di massa, dobbiamo cercare le cose che ci uniscono e non quelle che ci dividono».

Prima di abbandonare il palco, Decaro dà qualche indizio sul proprio futuro politico. Ribadisce di di voler restare sul territorio, ma non chiude la porta a una candidatura alle europee che molti considerano praticamente certa. Poi l’attacco al governo Meloni su Pnrr e migranti. Nel mirino del presidente dei sindaci italiani finisce Raffaele Fitto, il ministro del Sud accusato di sottrarre ai Comuni ben 13 miliardi: «Dovrebbe spiegarci perché ha deciso di spostare sul Repower le risorse di tre programmi, nonostante i Comuni abbiano affidato 55mila gare e superato il vaglio da parte di Ministeri e Agenzie». Non mancano le critiche sulla gestione dei flussi migratori. «Siamo preoccupati perché non c’è un piano – osserva Decaro – Il governo Meloni sta commettendo un doppio errore. Il primo è quello di far ricadere sui Comuni i costi dell’accoglienza dei minori non accompagnati. Il secondo è quello di dimenticare che i centri di accoglienza sono pochi, distribuiti male sul territorio e ormai strapieni. Senza un piano di accoglienza e integrazione, i migranti moriranno nelle stazioni delle nostre città o nelle mani della criminalità».

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