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domenica 6 Ottobre 2024
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Barletta, sequestrati i beni agli eredi del boss ucciso in un agguato: sigilli a un patrimonio da 2 milioni – VIDEO

Questa mattina i carabinieri del comando provinciale di Bari hanno eseguito il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Bari (presidente Giulia Romanazzi), su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, a carico di Ruggiero Lattanzio, classe 1961, deceduto il 15 gennaio 2019 a Barletta a seguito di un agguato mortale a colpi di arma da fuoco.

L’uomo era ritenuto elemento di spicco e tra i capi dell’omonimo clan della criminalità organizzata della provincia Barletta-Andria-Trani. Era stato più volte indagato e condannato per aver promosso e diretto un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Secondo l’accusa, l’associazione gestiva, con altri gruppi delinquenziali, la piazza di spaccio delle sostanze stupefacenti a Barletta e nelle aree limitrofe. Pertanto Ruggiero Lattanzio è stato più volte condannato in via definitiva a numerosi anni di reclusione. Il provvedimento di sequestro è stato eseguito nei confronti degli eredi a titolo universale, la moglie e i due figli.

Il valore del patrimonio sottratto alla disponibilità degli eredi è stimato in oltre 2 milioni di euro ed è composto da sette fabbricati (una villa, tre appartamenti e tre box auto); una società di capitali denominata Lattanzio srls ed il relativo compendio aziendale, il cui oggetto sociale è il commercio all’ingrosso di prodotti della pesca freschi, con un volume d’affari complessivo stimato in circa un milione e duecentomila euro; varie disponibilità bancarie e finanziarie presso sei istituti di credito; undici tra automobili, autocarri e motoveicoli.

La proposta della Procura della Repubblica accolta dal tribunale di Bari è stata formulata sulla base degli accertamenti patrimoniali effettuati dalla Sezione specializzata del nucleo investigativo dei carabinieri che hanno ricostruito sia la carriera criminale di Ruggiero Lattanzio, sia gli introiti dell’intero nucleo familiare, fornendo un “corposo quadro indiziario”, spiega l’Arma, “in ordine all’illecita provenienza della sua ricchezza, accumulata negli ultimi 30 anni, che costituirebbe il compendio del traffico di droga”. In questo specifico caso, gli eredi a titolo universale, dopo il decesso del proposto, “erano certi – fanno notare i carabinieri – che il loro cospicuo patrimonio era oramai al sicuro nella loro materiale disponibilità ed ignari che lo stesso potesse essere attaccato e sottratto, da parte dello Stato, rimettendone il valore a favore della collettività”.

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