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mercoledì 16 Ottobre 2024
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Omicidio Mansi ad Andria, i fratelli di uno dei condannati: «Servivano dei colpevoli»

«In quelle settimane sembrava che ci fosse fretta di chiudere il caso e probabilmente anche questo avrebbe determinato errori giudiziari. Noi siamo convinti dell’innocenza dei quattro».

A parlare sono due fratelli (preferiscono che non sia rivelata la loro identità) di uno degli ergastolani condannati per la vicenda della piccola Graziella Mansi, torturata e bruciata viva il 19 agosto del 2000 all’età di 8 anni nelle campagne di Castel del Monte.

Quell’agosto del 2000…

Pur sostenendo di essere innocenti, Giuseppe Di Bari, Michele Zagaria, Domenico Margiotta e Vincenzo Coratella (quest’ultimo suicidatosi nel carcere di Lecce nel dicembre del 2008) furono coinvolti in quella terribile storia da Pasquale Tortora (fu lui a fare i loro nomi), condannato, invece, a 30 anni dopo il processo con rito abbreviato, e scarcerato a febbraio scorso dopo aver scontato quasi 24 anni di prigione. «Ad esempio – sostengono i familiari – all’interno dell’auto che i quattro avrebbero utilizzato per andare al Castel del Monte non sono state trovate tracce compromettenti».

«Poi – aggiungono – riteniamo che nostro fratello abbia subito violenze sia durante l’inchiesta che in carcere e, quindi, che sia stato costretto a rilasciare alcune dichiarazioni».

I due uomini raccontano che quella tragedia ha cambiato la loro vita.

Lo stigma

«Si è trattato di un evento che ci ha letteralmente spiazzati, non sapevamo quale strada prendere perché non avevamo mai avuto a che fare con la giustizia prima di allora. Si aggiunga che abbiamo vissuto un vero e proprio isolamento da parte della comunità».
«Mi crollò il mondo addosso in quell’agosto – dichiara uno dei due – persi gli amici e qualsiasi tipo di relazione. Anche dopo, quando rivelavo di essere il fratello di uno dei condannati, si rompevano le storie sentimentali che vivevo». «Quello che ho passato – aggiunge – è stato davvero brutto, non lo auguro a nessuno. Poi, ancora oggi faccio fatica a mettere piede a Castel del Monte, il luogo della tragedia, mi fa male».

In carcere da innocenti?

«Nostro fratello e gli altri due ragazzi hanno una forza incredibile – ribadiscono – trascorrono i loro giorni lì pur sapendo di non aver fatto niente. Ci sono troppi errori, forse bisognava dare in pasto all’opinione pubblica dei colpevoli ed ecco i loro nomi».
Infine la richiesta che rivolgono a Pasquale Tortora: «Vogliamo che lui vomiti la verità, che dica ciò che lui sa perché questa vicenda è ancora una ferita aperta». Intanto, entro questo mese l’avvocato Carmine Di Paola, legale di Di Bari e Coratella, depositerà una richiesta di revisione per il primo, detenuto nel carcere di Milano.

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