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«Lo lego alla sedia e urlasse quanto vuole»: nel mirino un imprenditore barlettano. Il sequestro sventato – VIDEO

«Devo legare anche lui alla sedia e lo lascio sopra… quanto vuole urlare urlasse». Avevano pianificato il rapimento nei minimi dettagli le sette persone arrestate dagli agenti della Polizia di Stato tra le province di Bari e Bat con l’accusa di tentato sequestro di persona a scopo di estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.

C’era chi monitorava l’abitazione e gli spostamenti, chi invece faceva il “palo” nei pressi dell’azienda. Era stato studiato nei minimi dettagli il rapimento di un facoltoso imprenditore barlettano con lo scopo di chiedere denaro in cambio della sua liberazione.

Il sequestro è stato sventato dagli agenti della Polizia di Stato, appostati per monitorare le mosse degli indagati e intervenuti al momento opportuno impedendo ai rapitori di entrare in azione.

L’operazione è stata condotta tra il Barese e la Bat dalle Squadre mobili delle Questure delle due province che hanno eseguito l’ordinanza di applicazione delle misure di custodia cautelare (in carcere e ai domiciliari) emessa dal gip del Tribunale di Bari, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo pugliese.

Barletta - Le dichiarazioni degli inquirenti">La Polizia sventa un sequestro di persona a Barletta - Le dichiarazioni degli inquirenti
Video di Andrea De Vecchis

Il sequestro di persona era pianificato per lo scorso 22 aprile 2022 ed era stato preparato nei minimi dettagli: nel tardo pomeriggio di quel giorno, dopo settimane di preparazione, il progetto criminale stava per giungere a compimento, perché il gruppo che aveva progettato il sequestro era in effetti entrato in azione. A ognuno era affidato uno specifico ruolo e precise modalità di intervento: la cosiddetta “bacchetta” monitorava l’abitazione e gli spostamenti dell’imprenditore, segnalando l’eventuale presenza delle Forze dell’ordine; due degli indagati, a bordo di distinte auto, si erano posizionati nei pressi dell’azienda da dove sarebbe uscito l’imprenditore, con il compito di monitorarne gli spostamenti per comunicarli agli altri complici che lo avrebbero sequestrato, per poi recarsi presso l’abitazione della vittima ed estorcere il prezzo per la sua liberazione.

Le auto erano già posizione nei pressi dell’azienda quando sono intervenuti i poliziotti che hanno interrotto l’azione. Una delle persone arrestate, all’epoca dei fatti, era agli arresti domiciliari nella propria abitazione di Andria.

È stata contestata anche l’aggravante del metodo mafioso «per la caratura delinquenziale dei soggetti coinvolti, delle modalità esecutive delle condotte, tali da evocare la forza intimidatrice tipicamente mafiosa, del contesto ambientale di operatività, caratterizzato dal fenomeno dei cosiddetti “sequestri lampo”, purtroppo esistente nel territorio della provincia Barletta-Andria-Trani», scrivono gli inquirenti in una nota.

La vicenda relativa al tentato sequestro sventato, era stata preceduta da un altro, analogo episodio avvenuto ad Andria negli ultimi mesi del 2021, ai danni del figlio di un noto e facoltoso imprenditore andriese che, per la liberazione del proprio congiunto, aveva ricevuto una richiesta di riscatto di centinaia di migliaia di euro.

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