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Pale eoliche al largo della costa tra Barletta e Bari, avviato l’iter per i permessi

Un impianto eolico offshore al largo della costa fra Barletta e Bari. Punta sull’energia rinnovabile il progetto della società barese Maxima Energia srl che ha presentato una richiesta, rimodulata rispetto alla precedente, per il rilascio della concessione demaniale marittima trentennale.

L’obiettivo è attivare un sistema composto da 65 turbine eoliche, per una potenza complessiva pari a 975 mega-watt.

Il documento

A firma del comandante della Capitaneria di porto di Barletta, Antonino Indelicato, avvia formalmente l’iter per le autorizzazioni previste dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti. E così, fino al prossimo 5 novembre, l’istanza resterà depositata e potrà essere consultata online per eventuali osservazioni. Negli ultimi due anni, la provincia Bat ha registrato un’impennata delle domande per l’utilizzo degli spazi marittimi, con un aumento di oltre il 30% di istanze per concessioni demaniali rispetto al biennio precedente.

Si tratta di numeri significativi per un’area che sta rapidamente attirando l’attenzione degli investitori del settore. Secondo studi recenti, condotti dall’associazione nazionale Energia del Vento, la Bat ha il potenziale per ospitare impianti offshore in grado di generare fino a 500 MW di energia pulita, sufficienti per alimentare oltre 250mila abitazioni. Progetti di questo tipo, secondo gli esperti, non solo contribuirebbero a ridurre le emissioni di anidride carbonica, ma favorirebbero anche una significativa riduzione della dipendenza energetica dai combustibili fossili.

Il sostegno della Ue

A spingere l’aumento delle domande è anche il sostegno finanziario e normativo dell’Unione Europea. Questo, infatti, ha portato a un afflusso di capitali da parte di grandi aziende del campo energetico, che vedono nel territorio della Bat un’opportunità strategica. Tuttavia, l’iter burocratico rappresenta ancora una sfida per gli investitori. Il processo per ottenere una concessione demaniale marittima può durare fino a 24 mesi, tra valutazioni di impatto ambientale e autorizzazioni delle autorità locali e nazionali.

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