Home Puglia Brindisi Brindisi, le accuse dei pm a Ferrarese e altri 3 indagati: la...

Brindisi, le accuse dei pm a Ferrarese e altri 3 indagati: la tragedia provocata da un pilastro

Era il 26 gennaio 2021 quando il 49enne Franco Mastrovito, titolare di una ditta edile, morì in seguito al crollo di un capannone in costruzione a San Michele Salentino, in provincia di Lecce. Per quella vicenda vengono ora rinviate a giudizio, con le ipotesi di omicidio colposo e lesioni personali colpose, quattro persone: Domenico Padula, amministratore unico dell’impresa appaltatrice delle opere in cemento armato, delle fondazioni e del massetto; i tecnici Stefano Barletta e Giuseppe Mazzotta; Massimo Ferrarese, titolare dell’azienda appaltatrice della realizzazione del capannone prefabbricato e dalla scorsa primavera commissario straordinario dei Giochi del Mediterraneo in programma tra Taranto, Lecce e Brindisi nell’estate del 2026.

La vicenda risale al 2019, quando Prefabbricati Pugliesi srl, azienda di cui Ferrarese è amministratore unico, vince l’appalto per realizzare una struttura in prefabbricato a secco a San Michele Salentino. Il 26 novembre 2020, la stessa azienda conclude regolarmente il proprio intervento, viene liquidata e abbandona il cantiere. Esattamente due mesi più tardi, il 26 gennaio, gli operai della Padula gettano il cemento sul solaio del quarto impalcato che all’improvviso cede e fa crollare anche il terzo e poi il primo. Sotto il primo impalcato ci sono quattro persone: una di queste è Mastrovito che muore sotto le macerie, mentre le altre tre sono ferite ma salve.

La Procura di Brindisi, a quel punto, apre l’inchiesta che ruota tutta intorno a un pilastro che avrebbe provocato il cedimento della struttura. Secondo i pm e i loro consulenti, infatti, alla base della colonna c’era un collarino non ultimato, la cui realizzazione spettava alla ditta Padula e che avrebbe svolto un ruolo decisivo nel crollo della struttura. Di qui l’iscrizione nel registro degli indagati dell’amministratore unico dell’azienda e dei tecnici.

Sotto inchiesta, però, finisce anche Ferrarese: sebbene la realizzazione del collarino spetti alla Padula e il getto di cemento sul solaio sia stato realizzato dagli operai di questa ditta addirittura due mesi dopo l’uscita della Prefabbricati Pugliesi dal cantiere, all’attuale commissario straordinario dei Giochi del Mediterraneo si contesta il fatto di non aver vigilato su lavori che, evidentemente, non erano nemmeno di sua competenza. Nel corso dell’inchiesta la difesa e i consulenti di Ferrarese dimostrano una serie di elementi. Il primo: la tecnica di costruzione prevedeva la realizzazione del pilastro senza collarino che, dunque, non ha alcuna funzione strutturale; la causa del crollo, di conseguenza, è da individuare nei lavori sul solaio del quarto impalcato, non eseguiti a regola d’arte da operai estranei alla Prefabbricati Pugliesi che era uscita dal cantiere due mesi prima. Per la gup Stefania De Angelis, però, questi elementi non bastano: di qui il rinvio a giudizio di Padula, Barletta, Mazzotta e Ferrarese per i quali la prima udienza del processo è fissata per il 18 giugno 2024 davanti al Tribunale di Brindisi. Nel frattempo, a San Michele Salentino, la struttura crollata a gennaio 2021 è stata ricostruita dalle stesse aziende e senza collarino. Non solo: attraverso strumenti di ultima generazione si è accertato che il fabbricato non ha subito alcuna oscillazione. Con buona pace dei consulenti della Procura che ritenevano il collarino determinante per la tenuta della struttura.

NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Exit mobile version