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sabato 27 Luglio 2024
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Da Brindisi a Bologna: la via cinese per la prostituzione

Il sesso non conosce crisi e l’operazione svolta dai carabinieri di Assisi ne è la prova. Ventidue misure cautelari emanate, alcune anche nel brindisino, per l’ipotesi di reati come reato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento della permanenza e della collocazione di manodopera di clandestini, riciclaggio dei proventi delle illecite attività ed anche la presentazione di false documentazioni alle Autorità di pubblica sicurezza al fine di ottenere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno. Diciotto su 22 degli indagati sono stati rintracciati. L’operazione ha coinvolto le città di Lodi, Verona, Bologna, Firenze, Prato, Arezzo, Fermo, Ascoli Piceno, Teramo e Brindisi e i destinatari delle misure cautelari sono tutti cinesi, che in un modo o nell’altro erano riusciti a mettere da parte ingenti quantità di denaro, poi “riciclate” attraverso questi “centri massaggi”. Per quanto riguarda Brindisi dovrebbe essere stato coinvolto un centro massaggi di Erchie. Non è la prima volta che nel brindisino accadono cose di questo tipo, giovani cinesi attratte con l’inganno in Italia, con la promessa di un lavoro migliore, che si traduce nel fare la “massaggiatrice” in dei presunti centri bellezza.

A Brindisi fu coinvolto in un caso simile un professore di algebra dell’UniSalento, Wenchang Chu, di 57 anni. Il centro quella volta era però situato a Brindisi. “Peonia Rossa” il suo nome, in via Grazia Balsamo, frequentatissimo da professionisti di un certo spessore, soprattutto la sera.

L’accusa del prof o come lui preferiva farsi chiamare, ossia “Vincenzo”, era di essere il capo e il promotore di un’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento, all’induzione e allo sfruttamento della prostituzione di ragazze di nazionalità cinese, dal 2013 al 2015. Dentro una valigia di suo possesso vennero trovati circa 80.000 euro in contanti, in tagli da 20 e 50. Le indagini in quel caso partirono dalle segnalazioni di chi viveva nei dintorni del centro, ormai esasperati dal via vai continuo di persone e dai rumori molesti che provenivano dallo stesso centro. Addirittura le signorine, in abiti succinti, dalla finestra dell’attività distribuivano volantini ai passanti, facendo ben intendere che, dopo l’eventuale massaggio, ci sarebbe stato un “lieto fine” o meglio un “happy ending”. Questa volta invece sono state di estrema importanza le indagini condotte dai Carabinieri di Assisi, che sono riusciti a portare alla luce una situazione troppo spesso ignorata nel nostro paese, anche se fortemente radicata.

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