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venerdì 18 Ottobre 2024
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Mesagne, centro per l’autismo bloccato: manca il contributo regionale. Famiglie in difficoltà

Marco, nome di fantasia, è un diciottenne della provincia di Bari con autismo gravissimo, che ha bisogno di ricovero in una struttura residenziale. Dopo tre anni di viaggi della speranza, da Mola a Lecce, da Taranto a Napoli, finalmente ha trovato un posto a Mesagne, nel centro Domus Ada di recente inaugurazione, ma il centro non può operare senza il contributo della Regione, che non arriva. A pagare le spese di questo ennesimo, banalissimo caso di mala-burocrazia sono tante famiglie come quella di Marco, alle prese con difficoltà quotidiane inimmaginabili.

Le difficoltà delle famiglie

«Basta un piccolo cambiamento della routine quotidiana per scatenare crisi che fanno diventare Marco violento con se stesso ed anche con noi», racconta mamma Adele. Marco è come un bimbo di tre anni nel corpo di un adulto, non si rende conto della sua forza fisica. «Nessuno ci dice come comportarci, è difficile trovare un educatore che sappia prenderlo, i medicinali non hanno alcun effetto e il nostro Comune non ci dà neanche un aiuto». Ci sono decine di famiglie come quella di Marco, che vivono disperate, con difficoltà inimmaginabili. Adele si è infortunata gravemente alla schiena prima di accettare l’idea di separarsi dal figlio affidandolo a una struttura specializzata. «Non sappiamo più a chi rivolgerci. Speriamo che il presidente Emiliano conosca l’urgenza del provvedimento per far partire il centro di Mesagne. Sono passati più di sei mesi e passiamo ogni giorno pregando che nessuno si faccia male».

La lettera alla Regione

La società che gestisce il centro parla di promesse non mantenute. Mariella Iaia di Maximum srl spiega di aver inviato due giorni fa una pec alla Regione sollecitando un’audizione urgente per porre fine alle lungaggini burocratiche che ostacolano l’apertura della struttura residenziale e socio-educativa-riabilitativa, pronta e accreditata da quasi un anno, ma ancora ferma. Nella lettera l’azienda spiega di aver speso oltre un milione e assunto 14 dipendenti, che però ora sono congelati e non possono lavorare altrove. E mentre l’azienda parla di danno economico e di immagine, oltre che di compromissione dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, del caso si sono interessati anche i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia, Luigi Caroli e Renato Perrini, vicepresidente della commissione Sanità che hanno chiesto di l’audizione di Emiliano. «Senza il contributo della Regione le famiglie non possono permettersi di pagare interamente la retta», hanno detto i due.

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