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Commissioni del Consiglio regionale pugliesi, altro buco nell’acqua: Pd e M5S pronti al “sabotaggio”

Il palazzo del Consiglio regionale della Puglia in via Gentile a Bari

Si profila un altro buco nell’acqua nella seduta d’insediamento delle sette commissioni del consiglio regionale pugliese prevista oggi dalle 10 nell’aula consiliare.

L’assenza di accordo in maggioranza sulla spartizione delle presidenze impone a Pd e Cinque Stelle, i partiti maggiori della coalizione, a far slittare per la seconda volta consecutiva la convocazione. I 16 consiglieri Pd sono decisi a disertare compatti l’appuntamento, i Cinque Stelle a presentarsi solo per la firma per poi abbandonare l’aula e determinare la caduta del numero legale.

Un “sabotaggio” mal digerito dalla presidente del consiglio Loredana Capone fermamente intenzionata a portare in porto i rinnovi di metà mandato delle sette commissioni consiliari in ritardo di oltre sette mesi. Di contro, però, c’è la ragion di stato del centrosinistra con l’ordine di scuderia partito ieri dal consigliere politico del governatore Emiliano, l’onorevole Giovanni Procacci, che ha chiesto ai gruppi di governo di non presentarsi.

Un invito rispedito al mittente dalle civiche, Con e Per la Puglia, intenzionati a forzare la mano. Se non c’è il Pd tanto meglio per noi dicono dalle civiche, in accordo con il centrodestra ci votiamo i due presidenti che ci spettano, Antonio Leoci destinato in seconda commissione al posto del presidente del Misto Antonio Tutolo e Mauro Vizzino che punta a mantenere la presidenza di peso della sanità. Un pasticcio che rischia di paralizzare sine die l’attività legislativa del parlamentino che per la prima volta nella sua storia resta intrappolato in veti e beghe politiche.

In tutto questo l’opposizione di centrodestra si gode lo spettacolo e soffia sul fuoco delle spaccature del campo avversario. Divisioni acuite dalla campagna elettorale già in corso per amministrative ed europee che sta condizionando le scelte dei partiti. Tanto che nemmeno la mediazione bonaria del governatore Emiliano ha convito il gruppo Pd a rinunciare ad una presidenza per favorire il rientro di Azione in maggioranza.

Il capogruppo Filippo Caracciolo, a nome dei colleghi, ha rifiutato l’offerta di Emiliano che ha assicurato una nomina in contropartita alla presidenza, ad esempio un mini assessorato con delega all’Arca, l’agenzia per la Casa. E così ognuno resta sulle sue posizioni, in particolare con Emiliano deciso a reintegrare il partito di Calenda in chiave elettorale, lasciando al presidente Fabiano Amati, leader di Azione, la presidenza della commissione bilancio. I dem di contro, non ci stanno a pagare il prezzo del rientro di Azione e rivendicano quattro presidenze, come da lottizzazione iniziale.

La prima destinata al consigliere Enzo Digregorio, la quinta al consigliere Michele Mazzarano al posto di Paolo Campo, la sesta per Lucia Parchitelli in luogo di Donato Metallo con la quarta lasciata nelle mani del presidente Francesco Paolicelli. Per mantenere questo assetto le civiche dovrebbero rinunciare a qualcosa, sostengono dal Pd. Con, ad esempio, esprime due assessori (Delli Noci e Lopane) contando su soli cinque consiglieri e dovrebbe incassare la presidenza della seconda commissione. Per la Puglia ha un assessore ed un presidente di commissione. Per non parlare dei Popolari per la Puglia, gruppo mono consigliere che è anche assessore al personale.

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