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sabato 27 Luglio 2024
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Due bossoli in busta anonima al DG della Asl Lecce, Rodolfo Rollo. «Grave intimidazione»

Due bossoli di pistola in una busta anonima, accompagnati da un messaggio dattiloscritto in cui gli viene “ordinato” di prorogare i contratti in scadenza di 30 dipendenti in servizio presso la Asl Lecce: vittima della grave intimidazione è il direttore dell’azienda sanitaria salentina, Rodolfo Rollo.

Nel rendere noto l’avvenimento il DG tiene a precisare che: «Le procedure di reclutamento seguono iter complessi che non sono riferibili alla singola volontà, fosse anche quella del direttore generale. Tutte le procedure sin qui seguite sono state guidate da questo principio e quindi da norme o indicazioni, nazionali o regionali, che rendono oggettivo l’iter. In ogni contenzioso è poi risolto tempestivamente e con equilibrio dal l’autorità giudiziaria. Certamente continueremo a seguire questa strada, nella consapevolezza che i diritti dei singoli sono tutelati solo se inquadrati in normative e indicazioni che danno a tutti le stesse possibilità, senza corsie preferenziali per nessuno. L’esigenza di un posto di lavoro è comprensibile, in particolare in questo momento è pertanto è sempre stata assicurata la massima attenzione in vicende che coinvolgono persone e con loro le famiglie».
Un problema a due facce, però, perché l’altro tasto dolente riguarda la sicurezza personale del direttore Rollo e di quella della sua famiglia. Sul punto il DG è netto: «Per quanto riguarda la mia sicurezza personale e quella della mia famiglia ci sentiamo ampiamente tutelati dalla pronta risposta delle forze dell’ordine e della prefettura. Le indagini scattate nell’immediatezza dei fatti ci rassicurano».
A Rollo è rivolta la solidarietà incondizionata dell’amministratore unico di Sanitaservice Lecce, Luigino Sergio: «Non è tollerabile che qualcuno possa pensare di forzare l’operato della Pubblica amministrazione con atti intimidatori. Al direttore generale rivolgo la mia ampia e incondizionata solidarietà sottolineando che la violenza – come pure la prevaricazione – non possono mai essere giustificate, ma tanto più quando a essere colpiti sono uomini e donne che lavorano per dare servizi prioritari alla popolazione».

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