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domenica 15 Settembre 2024
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Fa ancora troppo caldo in Puglia e le vendite di capi autunnali sono un flop

I primi dati forniti da Federmoda-Confcommercio e basati su un sondaggio condotto tra gli associati, non sono positivi. Il mese di settembre si è concluso con un calo delle vendite del 6%, registrando una ridotta propensione agli acquisti di capi di abbigliamento autunnali a causa delle eccezionali condizioni meteorologiche.

Le temperature quasi estive, che non accennano ad abbandonare il campo, stanno facendo rinviare gli acquisti dell’abbigliamento autunnale e invernale, con il risultato che in media le vendite sono in calo anche a ottobre del 10% con punte del 30% per i negozi di calzature. Più della metà dei negozi coinvolti (54%) ha evidenziato dei valori di vendita negativi, a fronte di un 27% positivo e un 18% stabile.

Nei negozi, dunque, è in corso un rinvio di almeno un mese degli acquisti di maglieria, giacche, abiti, giubbotti e abbigliamento pesante. Molti commercianti, che hanno dovuto ordinare e pagare in anticipo i capi per la nuova stagione, non hanno nemmeno allestito le vetrine, dato che la richiesta da parte dei consumatori è ancora bassa. «Dal punto di vista dell’offerta commerciale la stagione estiva è finita, ma quella meteorologica sta mettendo in difficoltà i nostri negozi – spiegano da Confcommercio – che devono affrontare gravosi problemi che vanno da magazzini sempre più pieni ed assortiti alle sfide finanziarie legate alle scadenze dei pagamenti, nonché spese generali come tasse, costi energetici, affitti indicizzati e costo del personale».

Fondamentale per i rappresentanti della categoria è trovare un accordo di filiera con i fornitori per prorogare le scadenze dei pagamenti autunnali. Inoltre, è stato invocato un intervento governativo sulla riduzione dei costi di locazione al fine di alleviare la pressione finanziaria e una tassazione meno invasiva sui titolari degli esercizi commerciali, prevedendo anche la riduzione dell’Iva al 10% sui prodotti di moda ed in particolare su quelli made in Italy e sostenibili. Tutto questo per evitare che un grande patrimonio rappresentato dai negozi di vicinato possa essere intaccato procurando la perdita di migliaia di posti di lavoro, dato che questi devono già competere con la concorrenza delle grandi catene di abbigliamento e accessori.

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