Home News Fitto in Ue, Tatarella: «Giusto riconoscimento alla politica di Pinuccio» – L’INTERVISTA

Fitto in Ue, Tatarella: «Giusto riconoscimento alla politica di Pinuccio» – L’INTERVISTA

Raffaele Fitto Commissario europeo, designato da un governo di destra e da un premier che proviene da Alleanza nazionale, è il massimo traguardo storico della destra italiana.

Sarà felice Pinuccio Tatarella che ha sempre sognato una destra di governo in Italia e in Europa, come quella volta che disse: «in Europa come in Italia c’è bisogno, per governare Maastricht, di un centro collegato alla destra democratica e modernizzatrice». Così il vice presidente della fondazione Tatarella, Fabrizio, nipote dello storico leader della destra italiana commenta l’indicazione del ministro pugliese a commissario europeo.

Questo è il vero traguardo di un percorso lungo e difficile che porta alla definitiva legittimazione internazionale?

«La storia della destra italiana è stata caratterizzata da profondi mutamenti, scissioni, trasformazioni, confluenze, rinascite, che ne hanno rinnovato l’identità e che al contempo si sono dimostrati in grado di mantenerla ancorata a quei valori e a quei “principi permanenti”, per dirla con Giuseppe Prezzolini, padre del conservatorismo italiano, che ne hanno fatto un elemento costante nel panorama politico della nostra Repubblica».

Uno dei tratti più evidenti della continuità politica dal Msi ad An sino a Fratelli d’Italia consiste proprio nella determinata convinzione della vocazione euro­peista dell’Italia?

«Non esiste nella storia della destra al Parlamento europeo – sia quando il Msi era nell’irrilevante gruppo dei Non iscritti, sia quando An fondò l’Unione per l’Europa delle Nazioni, o quando confluì nel Ppe un solo intervento dal quale è possibile dedurre posizioni antieuropeiste. La destra italiana è sempre stata coerente con la scelta fatta sin dal 1957 dall’allora Msi che in Parlamento votò a favore della ratifica dei trattati di Roma, con i quali si diede vita alla Comunità economica europea».

Non sempre però i rapporti in Europa della destra italiana sono stati idilliaci.

«La designazione di Fitto arriva a 30 anni da quando Pinuccio Tatarella fu costretto a subire, proprio in Europa, una grave umiliazione…»

…Ce lo ricordi.

«Il ministro belga Elio Di Rupo in occasione di un vertice europeo, si rifiutò platealmente di stringere la mano al vicepresidente del Consiglio italiano, perché fascista, negando agibilità politica alla destra italiana in Europa e chiedendo la sottoscrizione di un elenco di valori di libertà: Tatarella non solo li sottoscrisse, ma ne aggiunse altri, dimostrando la sua capacità di vedere lontano».

E oggi?

«Oggi vediamo che Meloni e Fitto perfetti interpreti della visione politica tatarelliana che vuole in Italia centro e destra alleati e in Europa conservatori e popolari insieme e alternativi, in un bipolarismo europeo, alla sinistra socialista, dimostrano che le polemiche sull’isolamento internazionale dell’Italia sono pretestuose e superate come la polemica sul fascismo».

Adesso si apre la sfida di vedere la destra italiana protagonista di un nuovo assetto istituzionale dell’Europa del futuro.

«Nella scorsa legislatura europea l’elezione a presidente del Parlamento europeo di Roberta Metsola, recentemente confermata, col voto significativo del gruppo dei conservatori grazie alla lungimiranza di Raffaele Fitto che ne era co-presidente, rappresentava solo il primo passo di una lunga strategia per saldare i rapporti tra conservatori e popolari».

Meloni e Fitto, quindi, possono rappresentare il perno di una maggioranza parlamentare, frutto di nuova alleanza di centrodestra in Europa tra Ppe e conservatori quindi?

«Per la prima volta in assoluto, la destra italiana è al governo dell’Europa, nel segno di Giorgia Meloni e nel ricordo di Pinuccio Tatarella che per primo ha immaginato la destra al governo dell’Italia e dell’Europa, un sogno che con Fitto commissario europeo diventa realtà e aggiungo si tratta di una grande opportunità per il Mezzogiorno e la Puglia non solo per l’Italia e per il governo nazionale in considerazione delle sua storia, dei suoi rapporti in Europa e della sua esperienza».

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