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C’è Marilù per i figli di genitori morti a causa del cancro: il progetto “Cielo” per stare vicino a chi soffre

La solidarietà a Manfredonia parla attraverso gesti concreti con il progetto “Cielo” promosso da “Il sogno di Marilù”, centro culturale educativo-formativo sperimentale per bimbi, adolescenti ed adulti diretto dalla scrittrice, narratrice e direttora della struttura, Marialucia Rinaldi.

Il progetto, rivolto a bimbi e adolescenti che hanno perso un genitore o entrambi a causa del cancro, nasce da un’esperienza personale e umana molto sofferta della direttora Rinaldi, orfana di entrambi i genitori morti giovanissimi di cancro.

«Grazie a Dio io e i miei fratelli più piccoli abbiamo avuto accanto due famiglie meravigliose quella della mia mamma e del mio papà che ci hanno amato e protetto cercando di sopperire alla loro mancanza – spiega Rinaldi – ma i bimbi e i ragazzi figli di angeli che hanno preso la via del cielo troppo presto, oggettivamente vivono dei disagi e molto spesso delle mancanze logistiche che non sempre vengono colmate ed è per questo che ho deciso di fare qualcosa di concreto per loro, affinché attraverso una sorta di “gomitolo dell’amore” possa farmi portavoce dell’amore di quei genitori che non ci sono più».

L’obiettivo principale dell’iniziativa è dare a questi bambini un sostegno economico concreto e il supporto alle famiglie che si occupano di loro, attraverso attività culturali formative ed educative, seminando amore e cultura. Una triste e dura realtà si nasconde dietro alle famiglie vittime del cancro: non sono assolutamente sostenute né dalla comunità né dalle istituzioni. A tal proposito la direttora ricorda un aneddoto personale: quando suo fratello si iscrisse all’università, nel modulo di iscrizione per poter accedere a un eventuale borsa di studio non era prevista la voce “orfano” non era prevista alcuna agevolazione per la loro condizione economica e sociale.

«A livello comunitario, secondo il mio modesto parere, bisognerebbe creare dei fondi per sostenere e aiutare a crescere e formarsi quei piccoli tesori che restano soli al mondo – conclude Marialucia Rinaldi – e nel mio piccolo da cittadino privato ho pensato a questo progetto per poter dare una mano a bambini, ragazzi e famiglie proprio perché ho vissuto sulla mia pelle il disagio dell’indifferenza, ma non ho dimenticato le difficoltà e ora metto a disposizione il mio vissuto».

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