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sabato 27 Luglio 2024
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Cerignola, perseguitata dal suo ex: «Non voglio fare la fine di Giulia». Lui fa selfie davanti alla caserma

Quello di Alessia pare un racconto e invece è la cruda realtà di una ragazza di Cerignola che, tramite il proprio avvocato, Paola Metta, racconta «la sua prigione». Una galera dove hanno un ruolo importante la burocrazia e i ritardi della giustizia, oltre alla violenza di ragazzi e uomini che, nonostante la cronaca e le norme, pensano ancora che l’amore si conquisti con la violenza.

Esordisce la giovane: «Ho vent’anni e sono tante cose. Dal 27 dicembre, però, sono soprattutto un codice rosso». Già, perché in quella data Alessia si è recata alla locale caserma dei carabinieri su viale di Levante e lì ha raccontato ai militari che «il mio ex fidanzato l’ultima volta ha esagerato e sono finita in ospedale». Immediata la risposta delle forze dell’ordine che dispongono il giovane agli arresti domiciliari. Per poco, però, perché ha subito il tempo di rincorrere Alessia e minacciarla: «ti faccio quello che ho fatto alle altre», facendo dedurre che il codice della violenza ha precedenti nel suo modo di fare, anche se mancano le denunce. Il 16 gennaio scorso è una data importante: «I carabinieri mi chiedono se acconsento al braccialetto elettronico e io dico di sì. Solo che questo aggeggio non è disponibile e allora a lui impongono di soggiornare fuori Cerignola, obbligo che viene puntualmente ignorato». Noi abbiamo «segnalato tutto sia ai carabinieri che al magistrato titolare del fascicolo così come ci siamo recate al centro antiviolenza dove ho potuto constatare che non è il solo caso, anche se non sono molte le denunce», aggiunge l’avvocata della ragazza.

Inoltre, continua Metta, «È da rilevare che dal 16 gennaio le misure cautelari sono state violate tre volte». «L’ultima due giorni fa», dice Alessia che annota anche l’impunità del ragazzo il quale dopo esser stato in caserma, grazie all’arrivo dei carabinieri, al momento del rilascio si è «anche fatto una storia sui social con un selfie e alle spalle la caserma a cui ha messo la musica di Mare fuori come sottofondo».

La vicenda, però, non nasce nel degrado delle periferie della città dove spaccio e criminalità sono di casa, ma in ambienti tranquilli «come quello dove viveva Filippo Turetta», puntualizza l’avvocata Metta, ricordando il recente femminicidio in Veneto di Giulia Cecchetin. «Una fine che non voglio fare», urla Alessia che il 16 marzo prossimo comparirà insieme al suo aguzzino davanti al magistrato a Foggia, sperando che i cavilli giudiziari non finiscano per rinviare il processo o ne modifichino l’impianto.

E, intanto, la ventenne Alessia, innocente, è l’unica a scontare una pena: quella dettata dalla paura e dalle “prigioni” casalinghe.

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