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«Sui Monti Dauni distrutti 10 ettari di habitat naturale protetto»: la denuncia del Wwf di Foggia

Non solo gli incendi ma anche una «una lenta, costante e inarrestabile distruzione di habitat naturale» sui Monti Dauni. È quanto denuncia il Wwf di Foggia che, grazie alle segnalazioni dei cittadini e turisti e all’utilizzo di ortofoto, segnala la distruzione di circa dieci ettari di habitat naturale protetto.

Si tratta, sottolineano dal Wwf di Foggia, di «veri e propri dissodamenti con successiva coltivazione a frumento su suolo originariamente a vegetazione naturale (pascoli) e riconosciuto come habitat prioritario di conservazione dalla Comunità europea».

L’area, che si trova nel territorio del Comune di Roseto Valfortore, «ricade all’interno della Zona Speciale di Conservazione IT9110003 “Monte Cornacchia – Bosco Faeto” e quindi abbiamo prontamente segnalato il fatto per le opportune verifiche alle istituzioni ed agli organi di controllo», affermano dal Wwf di Foggia.

«La rimozione della vegetazione naturale con relativa messa a coltura è in totale contrasto con il Piano paesaggistico territoriale regionale (Pptr) oltre che con la Direttiva Habitat 92/43 e le misure di conservazione della Regione Puglia e non può né assumere un parere paesaggistico favorevole né essere autorizzata. Questo avvenimento non può che farci ricordare la distruzione dei 150 ettari di habitat avvenuta nell’Oasi Lago Salso di Manfredonia da noi denunciata nel 2021 ma purtroppo ancora in attesa di conoscere i nomi dei responsabili», proseguono.

«In un territorio vittima della mafia anche nel campo ambientale (rifiuti in primis), il Wwf Foggia non può fare altro che appellarsi, ancora una volta, al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e all’assessora all’Ambiente Maraschio nel far si di terminare queste inesorabili distruzioni di habitat in Capitanata, ormai troppe, che potrebbero portare a nuove procedure d’infrazione comunitaria per il mancato raggiungimento degli obiettivi Natura 2000, chiediamo quindi di valutare se è il caso di implementare le forze in campo per il controllo del territorio, le commissioni provinciali con la rappresentanza ambientalista e di riprendere la vecchia proposta (finita nel dimenticatoio) dell’istituzione del Parco regionale dei Monti Dauni», concludono.

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