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I pugliesi investono contro l’inflazione: aumenta la propensione al rischio. A Bari +12%

Se da una parte i depositi bancari sono diminuiti dello 0,8% nella prima metà dell’anno rispetto al 2022, è contemporaneamente partita la corsa agli investimenti più remunerativi ma potenzialmente rischiosi, cresciuti nello stesso periodo del 9,9%.

Due dati migliori della media nazionale che nel primo caso rileva un calo del 2,2% mentre, nel secondo, l’incremento si ferma al 6,4%. È così che le famiglie pugliesi stanno cercando di difendersi da una inflazione al 6% che sta erodendo la loro capacità di spesa senza mostrare chiari segnali di discesa.

È quanto emerge dal focus realizzato dall’Osservatorio Aforisma che ha preso in esame le cifre diffuse dalla Cgia di Mestre e le ha affiancate all’andamento della raccolta indiretta degli istituti bancari e degli intermediari. Quello che viene fuori è che pur di tentare di non far perdere valore al proprio denaro gli italiani stanno rinunciando al tradizionale scetticismo verso i prodotti finanziari come azioni, obbligazioni e polizze assicurative.

Se la Cgia di Mestre, dunque, aveva calcolato in 25 miliardi di euro “l’alleggerimento” dei conti bancari delle famiglie, sono 50 invece i miliardi in più investiti, con un incremento del 6,4% rispetto a una anno fa. Da marzo 2022 a marzo scorso, la raccolta è salita da 784,6 miliardi di euro a 834,8. «Il tutto mentre i tassi attivi sui conti correnti restavano e restano tuttora al di sotto dell’uno per cento – spiegano per l’Osservatorio Davide Stasi e Andrea Salvati -. Un tempo si investiva poco, non tanto per mancanza di liquidità, quanto per non mettere a rischio i propri risparmi. Si guardava con maggiore apprensione alle oscillazioni del mercato e degli indici borsistici, temendo la perdita di valore degli strumenti finanziari, a causa dei rendimenti talvolta negativi o semplicemente insufficienti a coprire almeno le relative commissioni di collocamento, amministrazione e gestione».

Analizzando i dati a livello provinciale emergono, inoltre, differenze interessanti tra i territori, con Bari che spicca con un incremento degli investimenti del 12,2% rispetto a un anno fa. Leggermente inferiore ma sempre positivo il dato della provincia di Brindisi, dove la raccolta è aumentata dell’11,7% e Foggia, 10,5%. Più contenuto l’aumento degli investimenti nel tarantino che segna un più 7,2% e a Lecce, su dell’8,9%. In generale, sembrano essere alle spalle i timori legati alle crisi bancarie che tanto hanno spaventato in passato i risparmiatori. «L’intervento dello Stato in alcune crisi bancarie, con il conseguente azzeramento dei titoli in portafoglio – ricordano Stasi e Salvati – aveva profondamente cambiato l’approccio degli italiani verso la finanza, segnando la vita di tanti piccoli risparmiatori ed aumentando l’avversione al rischio. Fenomeno che andava osservato da più punti di vista per comprendere le scelte delle famiglie che hanno preferito tenersi la liquidità, “parcheggiandola” su conti correnti o di deposito, a fronte di remunerazioni minime o persino del tutto assenti. Questo atteggiamento eccessivamente prudenziale – sottolineano – se portato avanti ancora oggi, si tradurrebbe non solo in potenziali perdite di profitto, ma soprattutto in forti perdite del proprio potere d’acquisto, oltre a non contribuire alla crescita del Paese e del suo sistema produttivo, in quanto le imprese si finanziano grazie ai mercati finanziari».

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