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domenica 6 Ottobre 2024
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La Puglia produce energia elettrica ma è poco green: il 69% è da fonti fossili

La Puglia mostra i muscoli nella produzione di energia elettrica, peccato che per generare il 69 per cento del totale utilizzi gas e petrolio con tutto quello che comporta in termini di inquinamento ambientale e, laddove la sensibilità verso il tema fosse insufficiente, c’è da considerare il caro bollette. E non solo. La produzione di energia termoelettrica è superiore di 10 punti rispetto al dato nazionale fermo al 59 per cento.

Il bilancio elettrico della Puglia, e dell’Italia in generale, è certificato da Terna, Rete Elettrica Nazionale, pubblicato nell’annuario on line “Dati statistici sull’energia elettrica in Italia relativi all’anno 2021” nel quale è, fra le altre, resa nota la consistenza degli impianti elettrici (distinta per tipologia) e la loro produzione tenendo conto dell’operatore elettrico. E non solo. L’analisi delle politiche sull’energia elettrica vede la disaggregazione dei consumi di energia elettrica per ripartizione territoriale e tipo di fonte energetica: combustibili o fonti rinnovabili. Nel 2021, la produzione lorda in Puglia è pari a 29,9 TWh (terawatt pari a 299 miliardi di chilowatt), in crescita del 1,4 per cento rispetto al 2020.

Le note dolenti in Puglia, riguardano la produzione coperta per il 69 per cento dalla da fonte termoelettrica, per il 0,03 per cento da quella idroelettrica e per il restante 31 per cento da eolico e fotovoltaico. La potenza efficiente lorda di generazione, al 31 dicembre 2021, è pari a 12,2 GW (gigawatt pari a 12,2 milioni di chilowatt) con un decremento del meno 3,8 per cento, rispetto all’anno precedente, a fronte di una crescita della domanda di energia elettrica nel 2021 (per effetto della ripresa post Covid) del più 6,2 per cento rispetto al 2020.

In Italia la domanda di energia elettrica nel 2021 è stata di 319,9 TWh con un incremento del 6,2% rispetto all’anno precedente. E Terna spiega: «Il fabbisogno di energia elettrica è stato soddisfatto per l’86,6% da produzione nazionale destinata al consumo, per un valore di 277,1 TWh (+3,0%) e per la quota restante (13,4%) dalle importazioni nette dall’estero per un ammontare di 42,8 TWh, in aumento del 32,9% rispetto al 2020. Produzione annuale lorda 2021: +3,0% rispetto al 2020. In dettaglio la produzione nazionale è stata coperta per il 59% dalla produzione termoelettrica non rinnovabile (in aumento del 5,5% rispetto al 2020), per il 16,4% dalla produzione idroelettrica (-4,1% rispetto al 2020) e per il restante 24,6% dalle fonti eolica, geotermica, fotovoltaica e bioenergie (eolica +11,5%, fotovoltaica +0,4%, geotermica -1,9% e bioenergie -2,9% rispetto al 2020)».

Appare evidente il notevole ritardo con cui Puglia e Italia si sono presentate all’appuntamento con le speculazioni finanziarie che hanno interessato e interessano le fonti energetiche termoelettriche e, fatto non secondario, alla scadenza di Horizon 2030 che fissa il tetto delle rinnovabili sul quale c’è l’ipotesi di un innalzamento al 45 per cento della produzione nazionale.

Va detto che nel 2021 «il parco di generazione delle fonti rinnovabili ha continuato a crescere con un incremento generale pari al 2,5% e una potenza di 58 GW, rappresentando il 48,4% del totale installato nel nostro Paese. Il parco di generazione termoelettrico ha invece registrato un lieve calo, passando da 62,7 GW nel 2020 a 61,9 GW. In termini numerici, si è passati da 948.979 impianti rinnovabili nel 2020 a 1.029.479 nel 2021 (il solo settore fotovoltaico ha registrato un incremento 80.245 impianti). Diversi settori hanno registrato incrementi rispetto all’anno precedente: il fotovoltaico con +4,4% si è attestato a 22,6 GW, a seguire l’eolico con +3,5% e 11,3 GW, mentre per l’idrico rinnovabile c’è stato un lieve aumento dello 0,3% attestandosi a 19,2 GW; sono rimaste sostanzialmente stabili le bioenergie (4,1 GW) e il geotermico (0,8 GW). Inoltre, al 31 dicembre 2021 risultano in esercizio 75.070 sistemi di accumulo (+90% sul 2020) per una potenza attiva nominale complessiva pari a 407,1 MW (+124% sul 2020)».

Per incrementare la produzione di energia prodotta da fonti rinnovabili la Regione Puglia ha introdotto i benefici del Reddito energetico regionale, ma i lacci e laccioli burocratico hanno di fatto depotenziato il provvedimento che nel suo impianto teorico è molto importante. Con un contributo a fondo perduto la Regione Puglia ha pensato di favorire la diffusione di impianti da fonte rinnovabile per le utenze domestiche o condominiali, ma tra il dire e il fare è noto che c’è di mezzo il mare.

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