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Caseddhi e pajare, un patrimonio del Salento da tutelare: arriva la proposta di legge – VIDEO

Caseddhi e pajare, caratteristiche costruzioni in pietra che si trovano nelle campagne salentine e che venivano utilizzate soprattutto dai lavoratori della terra, rischiano di andare perdute per l’incuria e perché, spesso, le pietre con cui sono stati realizzati vengono utilizzati per altri scopi.

Ora, però, arriva una proposta di legge (pdl) regionale per accatastare, recuperare e valorizzare queste strutture, alcune delle quali addirittura millenarie, che rappresentano un vero e proprio patrimonio storico-culturale del Salento.

Primo firmatario della proposta è il consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo de La Puglia domani. Altri cinque colleghi l’hanno sottoscritta.

L’intento della pdl presentata da Pagliaro è evitare un «grave danno alla nostra storia e alla nostra identità» e per questo, «senza costi sul bilancio regionale e nel rispetto delle norme vigenti in materia di edilizia» si punta a «incentivare i proprietari dei terreni su cui si trovano i caseddhi o pajare ad accatastarli, conservarli, ristrutturarli e valorizzarli».

Il capogruppo de La Puglia domani propone anche il modo in cui dare attuazione alla sua iniziativa: concedendo ai proprietari «un indice di fabbricabilità di 0,20 metri cubi per metro quadrato (a fronte dei 0,10 previsti per i terreni agricoli secondo la legge regionale) per realizzare costruzioni di piccole dimensioni, ferme restando le norme previste dal Piano Casa regionale, dal piano urbanistico e dai vincoli di destinazione del terreno. Poiché la maggior parte dei caseddhi o pajare si trova in campagna, si può edificare solo quello che è consentito in zona agricola (ad esempio piccole rimesse, manufatti a servizio dell’agricoltura)».

L’obiettivo del progetto, evidenzia Pagliaro, «è valorizzare costruzioni che hanno resistito al passare del tempo, testimonianze della vocazione agricola della nostra terra, riparo e rifugio per tanti contadini, dove venivano conservati gli attrezzi e si dormiva finanche, durante i lavori agricoli più lunghi come la raccolta delle olive. Al loro interno – spiega – venivano anche ricavate piccole nicchie per l’accensione del fuoco e, grazie ad una scala esterna, era possibile salire sulla sommità della costruzione. Accatastare, recuperare e restituire valore e bellezza a questi manufatti è importante, in ottica di recupero di un patrimonio simbolo della nostra storia, da tutelare e mettere in luce», conclude il consigliere regionale pugliese.

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