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Corretta la risposta su Proust al concorso per docente: il Tar ammette la prof salentina

Una sentenza, destinata a fare giurisprudenza nel mondo della pubblica amministrazione, è stata emessa dal Tar del Lazio e riguarda una professoressa salentina che ha partecipato a un concorso indetto dal Ministero della Pubblica Istruzione per il reclutamento di personale docente per le discipline letterarie Latino e Greco.

La sentenza fa chiarezza sui limiti della discrezionalità tecnica della pubblica amministrazione nella formulazione dei quesiti e delle risposte ammissibili per l’attribuzione dei punteggi. La professoressa, in sostanza, pur avendo risposto a tutti i quesiti, non si è vista riconoscere i punti necessari per accedere alla prova orale.

Questo perché, per uno specifico quesito riguardante un brano dell’opera di Proust, il Ministero riteneva esatta solo una tra le quattro risposte indicate e invece la professoressa aveva indicato un’altra risposta ritenuta da lei egualmente esatta. Da qui il ricorso al Tar con l’avvocato Pietro Quinto che ha dimostrato, attraverso l’esibizione di pareri resi da illustri studiosi dell’opera di Proust, tra i quali il professore Luciano Canfora, come la risposta resa dalla ricorrente dovesse essere considerata esatta al pari di quella indicata dal Ministero con la conseguente attribuzione del relativo punteggio.

La questione di diritto, discussa nel giudizio dall’avvocato Quinto, e condivisa dal giudice amministrativo nella sua sentenza, ha riguardato i limiti della potestà tecnico discrezionale della pubblica amministrazione e, quindi, l’ammissibilità del sindacato del giudice amministrativo.

L’avvocato Quinto ha sostenuto che la discrezionalità tecnica della pubblica amministrazione, in linea di principio non censurabile, può essere sottoposta al vaglio del giudice amministrativo allorquando vengono superati due limiti fondamentali: il principio di ragionevolezza e l’attendibilità tecnico scientifica. In questi termini il Tar ha risolto la controversa questione interpretativa riconoscendo che, nel caso in esame, non vi fosse un’unica risposta esatta, potendo invece essere ammessa anche la risposta fornita dalla candidata. Per l’effetto è stata ammessa alla prova orale.

L’avvocato Quinto ha evidenziato come i principi affermati dal Tar Lazio potranno rappresentare un’autorevole guida per la pubblica amministrazione, sia con riferimento alla formulazione dei quesiti finalizzati ad accertare la preparazione dei candidati nei vari settori lavorativi e quindi l’effetto utile del concorso, sia nell’individuazione delle risposte attendibili, che possono talvolta superare il limite delle cosiddette “risposte chiuse”.

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