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sabato 26 Ottobre 2024
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Furto banche dati: 4 arresti, interdetto anche un finanziere in servizio a Lecce

C’è anche Giuliano Schiano, maresciallo della Guardia di Finanza in servizio presso la Sezione operativa della Dia di Lecce, tra gli indagati dell’inchiesta della Dda di Milano e della Procura nazionale antimafia che ha fatto luce su un’associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici, che ha portato ieri a sei misure cautelari: quattro arresti e due interdizioni.

Gli indagati avrebbero prelevato informazioni sensibili e segrete, anche di esponenti del mondo della politica, contenute nelle banche dati strategiche nazionali, come lo Sdi, Serpico, e il sistema valutario legato alle cosiddette Sos di Bankitalia, per poi rivenderle su commissione di clienti, tra cui ci sarebbero anche alcuni media.

Agli arresti domiciliari sono finiti Carmine Gallo, Nunzio Calamucci, Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli. Il poliziotto Marco Malerba e il finanziarie Schiano, invece, sono sottoposti alla misura interdittiva della sospensione dal servizio per 6 mesi, perché avrebber «eseguito un rilevante numero di accessi abusivi “a richiesta”» degli arrestati.

L’inchiesta ricorda quella in cui Pasquale Striano assieme all’ex pm Antonio Laudati avrebbero scaricato oltre 200 mila atti sbirciando negli affari e nei conti di politici e vip del mondo dello spettacolo e dello sport, ma che è nata da un fascicolo sulla criminalità organizzata.

Per la procura si tratterebbe di una «organizzazione dedita principalmente, per finalità di profitto economico e di altra natura, all’esfiltrazione di Dati e di informazioni (sensibili e segrete) conservati nelle banche Dati strategiche nazionali»: oltre alla Sdi – istituita per consentire alle diverse forze di polizia di svolgere indagini ed attività di pubblica sicurezza -, a Serpico dell’Agenzia delle Entrate e quella dell’Inps, ci sono gli archivi dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente, e il sistema informatico valutario legato alle segnalazioni di operazioni sospette, le sos, trasmesse dall’Unità di informazione finanziaria della Banda d’Italia.

L’associazione, in base a quanto ricostruito, avrebbe venduto informazioni «di tutti i generi» e di qualunque tenore sui soggetti più vari, anche esponenti politici e personalità di rilievo, e avrebbe agito su commissione di «clienti», anche a «fini privatistici».

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