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Il Covid e gli effetti sugli studenti: il 9,7% non ha le competenze minime

Mentre il Paese continua gradualmente a lasciarsi alle spalle l’emergenza sanitaria, ecco che inizia la resa dei conti. Il Covid, infatti, ha avuto un impatto estremamente negativo sia sugli apprendimenti degli studenti e delle studentesse, che sui redditi delle famiglie, e quindi sulla loro capacità di sostenere i bisogni materiali ed educativi dei figli. Tra il 2019 ed il 2022, la percentuale di studenti che arrivano al diploma di scuola superiore senza le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro e dell’università, è passata dal 7,5% al 9,7%. Le scuole, molto spesso, non sono in grado di garantire, ad esempio, il tempo pieno, elemento essenziale per combattere la dispersione scolastica; oppure sono sprovviste di servizio mensa, di materiali, spazi ed infrastrutture fisiche adeguati all’apprendimento e al sano e corretto sviluppo di ogni studente e studentessa. Il problema principale è rappresentato dal fatto che tali mancanze sono per lo più concentrate in territori dove risiedono soprattutto gli studenti che provengono da famiglie con livelli socioeconomici più bassi, i quali, al contrario, avrebbero maggiore necessità di beneficiare di un’offerta di spazi e servizi scolastici di qualità.

In provincia di Lecce le scuole primarie statali che hanno dichiarato di avere una mensa sono circa il 30 per cento, mentre le scuole medie statali sono intorno al 10 per cento, stessa percentuale per gli alunni nelle scuole primarie statali che frequentano la mensa e per gli alunni nelle scuole primarie statali che frequentano il tempo pieno. Le scuole leccesi che hanno dichiarato di avere una palestra sono circa il 70 per cento, mentre soltanto una su quattro ha dichiarato di avere il certificato di agibilità completo.

Di tutto questo si parlerà in un confronto in programma questa sera all’Auditorium comunale di Taviano, alle 17, dove verrà presentato il rapporto “Alla ricerca del tempo perduto”. «È un rapporto pubblicato nel 2022, – ha dichiarato Roberto Molentino, associazione Pari e moderatore dell’incontro – che analizza le disuguaglianze sociali e territoriali, acuite dalla pandemia, che si registrano nel mondo della scuola. Il rapporto fa emergere chiaramente l’importanza del tempo pieno (e della presenza di palestre scolastiche) per ridurre le disuguaglianze. Alcuni dati dimostrano che nelle classi a tempo pieno si registrano, ad esempio, risultati superiori nei test invalsi. Purtroppo, sono ancora poche le scuole, soprattutto al Sud, che offrono tale opportunità e laddove sia offerta si registra una bassa adesione. Scopo dell’evento è socializzare queste evidenze e tracciare un orizzonte di impegno per salvaguardare e implementare il tempo pieno».

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