Home Attualità Lecce, Ilaria Cucchi visita il carcere di Borgo San Nicola: «Diritti mortificati»

Lecce, Ilaria Cucchi visita il carcere di Borgo San Nicola: «Diritti mortificati»

«In questo istituto è detenuto il doppio delle persone consentite. Il personale è gravemente sottodimensionato: solo 600 agenti devono badare a 1400 detenuti». La denuncia è di Ilaria Cucchi, senatrice di Sinistra Italiana, che ha visitato il carcere “Borgo San Nicola” di Lecce.

Le carenze

«Il carcere, così, diventa una sofferenza per il detenuto e per chi ci lavora. A rimetterci sono i diritti dei lavoratori e soprattutto dei detenuti che spesso devono rinunciare a fare corsi di formazione per carenza di personale e che devono, cosa molto più grave, anche rinunciare a curarsi. Un’altra grave carenza è la mancanza di psichiatri. Al momento ce ne sono solo due. C’è un numero elevato di detenuti affetti da problemi psichici. Vivere in situazioni del genere può contribuire all’aumento del numero dei suicidi. È una vera emergenza che nessuno sembra stia prendendo in considerazione», accusa la senatrice.

Le proposte

Durante la visita, Cucchi è stata affiancata da Danilo Scorrano, segretario provinciale di Sinistra Italiana Salento, Marina Leuzzi, segretaria regionale e da Samuele Calabrese dell’Unione dei giovani di sinistra. Secondo il movimento, il problema delle carceri sovraffollate, che non garantiscono ai detenuti condizioni minime di dignità e la scarsa cura verso i problemi di salute di tipo fisico e psicologico fanno sì che il carcere risulti un luogo privo di requisiti richiesti per rispondere ai dettati costituzionali.

«È stata l’occasione per accendere un faro sulla situazione carceraria anche nella nostra città. Si tratta di un problema strutturale che va affrontato su vari livelli, con la depenalizzazione di reati minori per non fare del carcere un rifugio per poveri e diseredati, con nuove assunzioni di agenti penitenziari e il potenziamento dei servizi sanitari all’interno delle stesse strutture, ma soprattutto bisogna aprire il carcere all’esterno con progetti di reinserimento reali ed efficaci», afferma Danilo Scorrano.

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