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Lecce, tra cittadini e turisti l’ultimo giorno della festa di Sant’Oronzo – VIDEO

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Festa di Sant’Oronzo, per la prima volta 5 giorni dedicati al protettore di Lecce. Iniziata il 23 agosto nella chiesa di Sant’Oronzo fuori le mura, con un incontro di studio “I luoghi del martirio”, si conclude oggi martedì 27. Giorni di festa che rinnovano la devozione e fanno memoria delle radici cristiane.

Concerti bandistici per i santi Oronzo, Giusto e Fortunato. Poi la processione e le “incursioni” delle bande nelle strade della movida. In ogni quartiere, in ogni angolo della città come anche delle marine, proprio questa sera per l’ultimo giorno della festa dei leccesi che hanno il privilegio di avere come patrono un santo di origini salentine. Vissuto nel I secolo d.C, Sant’Oronzo fu il primo vescovo di Lecce. Scongiura epidemie, tempeste di fulmini e terremoti. Fu predicatore e taumaturgo. I leccesi gli riservano una speciale fede e affetto perché salvò la città dalla peste nel XVII secolo e dal terremoto nel 1743.

Il Santo e la storia

Oronzo, Publio in origine, nasce 22 anni dopo la nascita di Cristo. Si racconta, nella tradizione, che con suo nipote Fortunato, al largo delle coste salentine, salvò e curò Tizio Giusto, un discepolo di san Paolo naufragato dopo una violenta tempesta, sull’attuale spiaggia di San Cataldo. Giusto parlò a Publio dell’unico Dio, e Publio, affascinato dal vangelo, abbracciò la fede cristiana, ricevendo il battesimo insieme a suo nipote Fortunato e cambiando il proprio nome in Oronzo. Giusto e Oronzo cominciarono a predicare e furono denunciati dai sacerdoti pagani al pretore romano.

Tizio Giusto tornò a Lecce e resosi conto dell’amore per la fede che animava Oronzo e Fortunato, li presentò all’apostolo delle genti, san Paolo, che consacrò Oronzo primo vescovo di Lecce, dandogli come compagno di apostolato proprio Tizio Giusto, e nominando Fortunato successore di Oronzo.

Oronzo e Giusto in esilio

Tornati nel Salento, predicarono Cristo alla popolazione convertendone buona parte, ma le persecuzioni contro i cristiani volute dall’imperatore Nerone (64 d.C.) costrinse Oronzo e Giusto a un esilio forzato da Lecce. Così un lungo viaggio missionario li portò in varie città della Puglia e della Lucania. Predicarono il vangelo e celebrarono la messa ad Ostuni e Turi dove furono trovati dai legionari e ricondotti a Lecce. Dopo un processo furono accusati di alto tradimento nei confronti degli dei dell’Impero e vennero condannati a morte per decapitazione.

Dopo undici giorni di tormenti e vessazioni, furono portati a tre chilometri da Lecce. Era il 26 agosto dell’anno 68 dopo Cristo. I loro corpi furono pietosamente ricomposti e portati in gran segreto in una casupola di campagna, luogo dove fu edificata una cappella poi sostituita da una chiesa denominata dai leccesi “La Capu te Santu Ronzu”, cioè Sant’ Oronzo fuori le mura.

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