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venerdì 20 Settembre 2024
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Lo “sciamano” nel ciclone dopo la morte dell’ex compagna: «Non sono lo stregone di Puglia»

«Sono scosso come non mai nella vita. Ce l’ho messa tutta. Ho dato pezzi di me per Luana. Sono andato via il 29 dicembre ed era tutto ok. Mi hanno definito lo stregone del Salento ma in quella casa eravamo in quattro. Questi oli li faccio per profumare la casa e gli abiti». Ai microfoni della trasmissione “Chi l’ha visto?” si difende dalle accuse mosse nei suoi confronti Paolo Rosafio, lo “sciamano” di Taurisano, in provincia di Lecce, chiamato in causa e ascoltato dagli inquirenti come persona informata dei fatti per la morte della sua ex compagna Luana Costantini, 54 anni, ritrovata senza vita insieme alla madre nel loro appartamento di Monte Mario a Roma. Un mistero che intreccia esoterismo e spiritualità, sacro e profano, rituali e business. È lo stesso Rosafio, tra i fondatori del progetto (per alcuni una setta) Cubytrix, a spiegare al telefono il fine commerciale della sua attività con gli oli ricavati da estratti di fiori. Un vero e proprio menù sciorinato al pubblico si Rai3: c’è l’olio dell’abisso, quello del non ritorno, quello della fertilità, perfino quello di Cupido. Essenze purificatrici, a detta dello “sciamano”, vendute su richiesta al prezzo di 35-40 euro a boccetta attraverso i social. Ma incalzato sulla vicenda di Luana l’uomo, che si fa chiamare sciamano Shekhinà Shekhinà, si irrigidisce e minaccia di querelare l’intera categoria dei giornalisti prima di trincerarsi nel silenzio.

A lanciare l’allarme per le due donne lo scorso gennaio erano sono stati i vicini di casa che da alcuni giorni non avevano più loro notizie. Nell’appartamento erano stati rinvenuti resti di riti esoterici, come candelotti, mozziconi di candele, una tunica e tavolozze. Il corpo della madre di Luana, una malata di Alzheimer di 83 anni, era lì da circa quattro settimane. Sul citofono c’è ancora il nome dell’ex fidanzato della 54enne, Paolo Rosafio, che continua a sostenere di essersi allontanato da Roma per rientrare in Puglia in occasione del Capodanno. Una casa, quella nel quartiere Monte Mario, condivisa e frequentata anche da Marco Foschi, altro fondatore della piattaforma Cubytrix, che proprio attraverso i suoi canali ha voluto mettere i puntini sulle “i”. «Non abbiamo nulla da nascondere. Io e Paolo ce ne siamo andati molto prima della morte delle due donne. Non abbiamo abbandonato Luana, lei non stava male. Il suo stesso medico diceva che era tutto ok, che aveva un principio di depressione ma nulla di grave – dice durante una diretta Facebook -. La abbiamo portata a farsi dei controlli e i dottori non hanno mai detto che doveva essere assistita. Spero che questa storia finisca prima possibile».

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