Home Attualità Olio, produzione a picco: a rischio una bottiglia su tre

Olio, produzione a picco: a rischio una bottiglia su tre

L’olio pugliese è a rischio. In un anno segnato dalla siccità e dai rincari dell’energia e delle materie prime che pesano sulle aziende olivicole, i consumatori potrebbero dover dire addio a quasi una bottiglia di olio su tre. Sono le previsioni diffuse nel report “2022, la guerra dell’olio Made in Italy” da Coldiretti e Unaprol, il consorzio olivicolo italiano.

I costi per le aziende del settore sono aumentati in media del 50% e quasi un frantoio su dieci (9%) attualmente lavora in perdita ed è a rischio di chiusura. A pesare sono in particolare i rincari, tanto diretti quanto indiretti, determinati dall’energia che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio nelle campagne. «La stima media italiana parla di una perdita di produzione di circa il 30% per una raccolta di due tonnellate di olive, ma per come è andata l’estate il quadro poteva essere anche peggiore – spiega David Granieri presidente di Unaprol – L’eccesso di caldo e i rincari energetici hanno limitato le capacità di irrigazione anche nelle zone in cui l’acqua non manca». Sulla produzione di olio adesso incideranno anche i rincari delle materie prime strategiche per gli imballaggi.

Il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra anche un incremento del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli, fino ad arrivare al 70% in più per la plastica. Costi che nel complesso sono quintuplicati per tutta la filiera dell’olivicoltura. La raccolta, specialmente in Puglia, cuore dell’olivicoltura italiana, rischia un taglio fino al 50% della produzione a causa delle gelate fuori stagione in primavera e dalla siccità estiva, mentre continua a perdere terreno il Salento distrutto dalla Xylella, che ha bruciato un potenziale pari al 10% della produzione nazionale. L’olivicoltura pugliese è la più grande fabbrica green del Mezzogiorno d’Italia con i suoi 60 milioni di ulivi che costituiscono il 40% della superficie del Sud, quasi il 32% di quella nazionale e l’8% di quella comunitaria. Un settore dal valore di 1 miliardo di euro di produzione lorda vendibile di olio extravergine di oliva.

«Abbiamo parlato con diverse aziende e sappiamo che un ribaltamento totale della situazione è impossibile – continua David Granieri – perché ci sarebbe un blocco dei consumi e una contrazione importante del mercato. Le aziende stanno soffrendo, sono consapevoli che la scelta è tra guadagnare molto meno o non guadagnare affatto. Dall’altro lato non abbiamo delle soluzioni, è tutto molto complesso, attendiamo che si faccia qualcosa di strutturato da parte dello Stato per mettere un freno ai costi dell’energia». L’appello del comparto è quello di essere inseriti nella lista delle aziende energivore, per usufruire degli aiuti che potrebbero arrivare nei prossimi mesi. «Ottenere un credito di imposta ci darebbe almeno la possibilità di recuperare una parte delle somme che stiamo perdendo – conclude Granieri – Se così non fosse la vedo molto complessa la situazione, non solo a livello regionale ma in tutta Italia».

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