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Rinnovabili al palo: nessuno le autorizza. Nel Sud il 76% dei progetti bloccati nel Paese

Le energie rinnovabili ostaggio della burocrazia. Sono 1.364 gli impianti in “lista d’attesa”, senza ancora una Via (Valutazione di Impatto Ambientale, ndr) di cui il 76% distribuito tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna.

Lo scorso anno solo l’1% degli impianti fotovoltaici ha ottenuto l’autorizzazione. Per quanto riguarda l’eolico neanche quello. Sono i numeri che secondo quanto riporta Legambiente nel report “Scacco matto alle rinnovabili” rallenterebbero lo sviluppo dell’energia politica in Italia.

In Puglia, in particolare, la colpa sarebbe da attribuire anche alla sindrome Nimby (non nel mio territorio). Secondo l’associazione ambientalista ad essa sarebbe dovuto il rallentamento per il progetto “Odra Energia”, che prevede un impianto offshore con 90 turbine galleggianti da 1,3 GW di energia pulita, a circa 13 km dalla costa adriatica tra Porto Badisco e Santa Maria di Leuca. Il tutto nonostante i provvedimenti dell’ex governo Draghi per velocizzare gli iter burocratici. I numeri sono particolarmente inquietanti quelli relativi all’eolico.

Il bassissimo numero di autorizzazioni concesse rappresenta il dato più basso degli ultimi quattro anni. Solo nel 2019 a ricevere l’autorizzazione erano state il 41% delle istanze, per poi scendere progressivamente al 19% nel 2020, al 9% nel 2021. Ancor peggio i dati dell’eolico on-shore con una percentuale di autorizzazioni rilasciate nel 2019 del 6%, del 4% nel 2020, del 1% nel 2021 per arrivare allo 0% nel 2022.

Tra tanti rinvii e rallentamenti ci sono però anche esempi positivi, sempre secondo Legambiente. Due le buone pratiche raccontate da Legambiente. Quella della Campania, dove prima del 2021 erano presenti 183 istanze di autorizzazione per impianti da fonti rinnovabili ferme, alcune addirittura dal 2006. La Regione è intervenuta sulla legge regionale del 2018 e grazie alla modifica apportata, è stato possibile riaprire una call per tutti i progetti che risultavano bloccati. In Calabria dal 16 maggio, invece, la Regione ha disposto che i procedimenti di autorizzazione unica degli impianti da fonte rinnovabile e le procedure connesse saranno molto più agevoli.

In questo contesto, Legambiente rilancia le sue proposte per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili in Italia e l’effettiva realizzazione degli impianti a partire dall’aggiornamento delle linee guida per l’autorizzazione dei nuovi impianti ferme al 2010 e un riordino delle normative per arrivare, attraverso un lavoro congiunto, tra il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, il ministero delle Imprese e del Made in Italy e il ministero della Cultura, ad un Testo Unico che semplifichi gli iter di autorizzazione degli impianti, definisca in modo univoco ruoli e competenze dei vari organi dello Stato, dia tempi certi alle procedure. «In questa partita – si legge nel report – rimane centrale il dibattito pubblico, uno strumento strategico sia per migliorare l’accettabilità sociale dei progetti sia per accelerare i processi autorizzativi ed evitare contenziosi inutili».

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