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venerdì 20 Settembre 2024
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Scavi clandestini e traffico di reperti archeologici: 21 arresti e decine di perquisizioni nell’operazione “Canusium”

Nella prima mattinata di oggi, su tutto il territorio nazionale, i carabinieri per la Tutela del Patrimonio culturale, in collaborazione con il Ros (raggruppamenti operativi speciali) di Roma, i militari dei comandi dell’Arma territorialmente competenti e con lo Squadrone eliportato ”Cacciatori Puglia”, hanno eseguito 21 provvedimenti restrittivi e decine di perquisizioni, nei confronti di persone appartenenti ad un’organizzazione strutturata ritenuta responsabile di numerosi scavi clandestini, ricettazione e illecita commercializzazione, in ambito nazionale ed internazionale, di importantissimi reperti archeologici, di valore storico culturale inestimabile e commerciale ingente.

L’operazione, arrivata al culmine di una complessa ed articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Trani e svolta dai carabinieri dell’Arte di Bari, ha complessivamente impegnato più di 300 militari dell’Arma.

Dettagli verranno forniti nella conferenza stampa presieduta dal Procuratore della Repubblica di Trani, Renato Nitti, che si terrà alle 10.30 odierne nella sede del Comando Provinciale Carabinieri della Bat a Trani.

L’attività investigativa è cominciata nel 2022 a seguito dell’individuazione a Canosa di Puglia di diversi scavi clandestini. L’inchiesta, sviluppata e ampliata, anche sul piano internazionale, a partire dallo scorso autunno, supportata da attività tecniche, dinamiche e telematiche, ha consentito di individuare un’organizzazione criminale composta dal classico repertorio strutturato di soggetti che compongono la filiera tipica del fenomeno delinquenziale in danno dei beni culturali e strutturata nel modo seguente: tombaroli, ricettatori di zona (primo livello) e areali (secondo livello), nonché da trafficanti internazionali.

Il sodalizio, con basi operative nella provincia di Bat con diramazioni in Campania, Lazio e il resto della Puglia, aveva avviato, secondo la ricostruzione degli inquirenti, un fiorente canale commerciale di monete archeologiche che, frutto di scavi clandestini eseguiti in Puglia e Campania, venivano poi cedute dai vari ricettatori ai diversi trafficanti internazionali, i quali provvedevano a immetterle sul mercato illecito globale, attraverso Case d’asta estere.

Nel corso delle investigazioni sono state recuperate e sequestrate diverse migliaia di reperti archeologici, tra ceramiche e monete archeologiche in oro, argento e bronzo, 60 tra metal detector e arnesi idonei allo scavo clandestino, nonché documentazione contabile attestante le transazioni illecite in Italia e con l’estero.

Le misure coercitive e le perquisizioni sono state eseguite in più comuni dell’Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio e Puglia. Durante le indagini si è rivelata di fondamentale importanza la consultazione della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti” del ministero della Cultura, in via esclusiva gestita, alimentata e sviluppata sul piano tecnologico dai Carabinieri dell’Arte: si tratta del database la più grande del mondo nel suo genere, con oltre 1,3 milioni di files relativi a opere da ricercare.

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