Home Cronaca Schiavi della tratta “liberati”: i numeri dello sfruttamento in Puglia

Schiavi della tratta “liberati”: i numeri dello sfruttamento in Puglia

Ogni giorno accolgono uomini e donne vittime di tratta e sfruttati a fini sessuali, lavorativi, per accattonaggio, donazione degli organi, ridotti in schiavitù. Uomini e donne, persone transessuali e minorenni che lasciano il loro Paese dietro la promessa di una vita diversa e che vengono reclutati da organizzazioni criminali transnazionali e diventano merce, senza destinazione, nelle città e nelle campagne, ceduta, sfruttata, abusata, per morire di lavoro. Sono le associazioni e cooperative che costituiscono la rete, da cinque anni anima del progetto “La Puglia non tratta”, finanziato dal Dipartimento delle Pari Opportunità, su proposta della Regione Puglia: Comunità Oasi2 San Francesco, soggetto capofila, Cooperativa Sociale Atuttotenda, Cooperativa sociale C.A.P.S. Onlus, APS G.I.R.A.F.F.A., Cooperativa Sociale Medtraining, Associazione Micaela Onlus e Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.

In occasione della 17esima giornata europea contro la tratta di esseri umani, l’Ats ha fornito i numeri degli interventi su territorio regionale. I dati dal 1° ottobre 2022 al 30 giugno 2023 raccontano di 1400 donne contattate e 464 incontrate, provenienti da Romania, Nigeria, Colombia, Bulgaria e Sud America. Di 597 uomini contattati e 323 incontrati provenienti da Ghana, Marocco, Nigeria, Tunisia, Gambia, Senegal, Mali. Di 78 transessuali contattati, 16 le persone incontrate provenienti da Brasile e Italia.

Non sono mancati gli interventi su strada: 310, di cui 96 dedicati allo sfruttamento lavorativo e 214 a quello sessuale. Interventi che hanno riguardato i territori di tutta la Puglia. Nel dettaglio: l’ex Pista Borgo Mezzanone a Manfredonia; Borgo Tre Titoli, Contrada Madonna di Ripalta e Contrada Pozzo Terraneo a Cerignola; le campagne di Stornarella, di Stornara e di Canosa; SP 231 CoratoCerignola, la zona industriale di Cerignola; la SS 16 Adriatica da Chieuti a Cerignola; la SS 89 da Foggia a Manfredonia; la SS 673 Circonvallazione di Foggia; SP 62 Canosa – S. Ferdinando; SS16 S. Ferdinando – Barletta; via Callano/Barletta e SS16 Adriatica in prossimità di Trani; SP 231 Corato-Bitonto, la SS100 da Massafra a Taranto; la statale 7 Via Appia da Castellaneta a Taranto; Circum Mar Piccolo (Taranto) e la SP 105 dalla città di Taranto alla SP110 San Giorgio Ionico; le strade delle province di Lecce e Brindisi, quelle della città metropolitana di Bari.

I dati che riguardano gli sportelli a Foggia, Borgo Mezzanone, Stornara, Manfredonia (per quanto riguarda la provincia foggiana), Barletta, Trani, Bisceglie (per la Bat), Bari, Corato, Ruvo di Puglia nel Barese, e Lecce, raccontano le vite di 130 donne incontrate, 203 colloqui, per la gran parte provenienti da Nigeria, Albania, Costa d’Avorio, Ucraina; 214 gli uomini incontrati, su 293 colloqui, per la gran parte provenienti da Marocco, Albania, Gambia, Nigeria, Algeria, Senegal e Bangladesh; 1 persona transessuale incontrata (2 colloqui effettuati), proveniente dal Brasile.

Sono state accolte 29 donne per gran parte nigeriane, ivoriane e bulgare; 9 uomini provenienti dal Gambia, dal Burkinabe, Afghanistan, Senegal, Guinea, Ghana e Italia; 6 nuclei monoparentali nigeriani e ivoriani.

Sono due le comunità di accoglienza a indirizzo protetto nella provincia di Foggia (femminile), una nella Bat (femminile), 5 nella provincia di Bari (di cui 2 maschili e 3 femminili), 1 nella provincia di Lecce (femminile). 20 le donne prese in carico, in gran parte provenienti dalla Nigeria; 18 gli uomini per gran parte da Nigeria, Guinea, Gambia, Senegal; 14 i nuclei monoparentali provenienti da Nigeria e Marocco con minori a carico; 1 la persona transessuale presa in carico. Ci sono anche le prese in carico territoriale, cioè donne uomini e famiglie che vengono seguite anche fuori dalle comunità, 69 in tutto: 20 donne, 18 uomini, 14 nuclei monoparentali con minori a carico e una persona transessuale.

Le vittime di tratta hanno usufruito anche dei tirocini di inserimento socio-lavorativi: 18 persone (10 donne e 8 uomini) sono state avviate al confezionamento, al settore immobiliare, florovivaistico, tessile, alla trasformazione di prodotti alimentari, all’edilizia, al commercio, al settore turistico e alla ristorazione.

Illuminanti anche i dati che riguardano la prostituzione e lo sfruttamento sessuale al chiuso, un fenomeno che ha subito un’accelerazione a causa della pandemia. Sono state 1230 le donne individuate anche attraverso il web, 703 quelle contattate, per gran parte provenienti da Sud America, Italia, Colombia, Europa dell’Est, Spagna, Cina, Russia Germania, Panama, Giappone, Grecia, Hawaii, India, Svizzera, Svezia, Pakistan e Thailandia, tra i 26 e i 35 anni; 6 gli uomini, italiani e brasiliani tra i 18 e i 25 anni; 92 le persone transessuali individuate, tra i 36 e i 4 5 anni, sud americane, italiane, brasiliane, colombiane, argentine, peruviane, cubane e messicane.

Un mondo invisibile quello dell’indoor, difficile da raggiungere tanto che gli interventi effettuati sono pochi rispetto alle persone individuate: 32 effettuati con donne, 12 quelle accompagnate, di età tra 36 e 45 anni; 25 quelli con persone transessuali, 10 quelle orientate o accompagnate di età compresa tra 36 e 45 anni. Le vittime possono chiedere aiuto al Numero Verde Antitratta 800 290 290, attivo 7 giorni su 7, 24 ore su 24, gestito da operatori multiprofessionali capaci di interagire nelle principali lingue con le vittime.

«La giornata europea contro la tratta di esseri umani, istituita nel 2006 – ha dichiarato il Governatore Michele Emiliano – è l’occasione per riflettere su un fenomeno che purtroppo colpisce tutti i Paesi dell’Unione Europea. Per contrastarlo è necessario il monitoraggio costante delle modalità di reclutamento delle vittime per capirne i cambiamenti e capire così come intervenire in maniera efficace. Il progetto ‘La Puglia Non Tratta’, attivo da 5 anni, si occupa del sostegno delle vittime di tratta o grave sfruttamento con attività di primo contatto con le popolazioni a rischio, azioni di identificazione dello stato di vittime, attività per l’inclusione delle persone vittime di sfruttamento e per l’inserimento nel mondo del lavoro, supporto psicologico. Combattere la tratta di esseri umani – ha concluso – vuol dire combattere la criminalità organizzata».

NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Exit mobile version