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sabato 27 Luglio 2024
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Taranto: «Lo scioglimento del Consiglio Comunale è illegittimo»

Tre ex assessori del comune di Taranto e tre ex consiglieri comunali, espressione della coalizione di maggioranza a sostegno del sindaco Rinaldo Melucci, hanno fatto ricorso al Tar di Lecce per chiedere l’annullamento, previa sospensiva, del provvedimento con cui il prefetto di Taranto, Demetrio Martino, ha sciolto il consiglio comunale del capoluogo ionico, affidandone la gestione al commissario Vincenzo Cardellicchio.

Il provvedimento del prefetto è arrivato lo scorso 26 novembre, a causa delle dimissioni di 17 consiglieri comunali.
I ricorrenti sono gli ex assessori Francesca Viggiano, Emanuele Di Todaro e Cosimo Ciraci, e gli ex consiglieri Gina Lupo, Tommy Lucarella e Adriano Tribbia, e sono rappresentati dall’avvocato Giuseppe Misserini del foro di Taranto.
Il ricorso, informa LaPresse, è stato presentato contro il ministero dell’Interno, la prefettura di Taranto, la presidenza della Repubblica e il comune di Taranto, nonché nei confronti dei 17 firmatari delle dimissioni.
«Il provvedimento impugnato con il quale è stata disposta la sospensione del consiglio comunale di Taranto e la gestione commissariale provvisoria del civico Ente – si legge – è illegittimo sia perché sconfina nell’ambito di esercizio del più generale potere di scioglimento dell’organo consiliare, sia perché adottato in assenza dei presupposti per il suo legittimo esercizio».
Secondo quanto riporta LaPresse, nel ricorso si afferma che è «del tutto insussistente il presupposto oggettivo per lo scioglimento del consiglio comunale per cessazione ultradimidium dei consiglieri. Come noto, affinché tale presupposto si attualizzi è necessario il carattere contestuale e contemporaneo degli atti di dimissioni».
Per i ricorrenti, invece, le dimissioni presentate dai consiglieri controinteressati non sono idonee «a determinare lo scioglimento del consiglio comunale, come invece assunto dalla Prefettura di Taranto» perché «come emerge plasticamente dal loro inequivocabile tenore letterale, gli atti di dimissione esprimono, esclusivamente, la volontà da parte dei singoli consiglieri, di rassegnare, puramente e semplicemente, le proprie dimissioni individuali senza alcun riferimento esplicito – ma, in realtà, nemmeno implicito – allo scopo di provocare lo scioglimento del Consiglio Comunale».

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