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giovedì 3 Ottobre 2024
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A Taranto il più grande dissalatore ad uso civile d’Italia: servirà un bacino di 385mila persone – VIDEO

Sorgerà a Taranto, sulle sorgenti salmastre del fiume Tara, il più grande dissalatore a osmosi inversa d’Italia. Si tratta di un impianto ultratecnologico progettato per produrre, ogni giorno, l’equivalente del fabbisogno idrico giornaliero di 385mila persone.

Il Consiglio di amministrazione di Acquedotto pugliese (Aqp) ha approvato la gara, per circa 100 milioni di euro a valere in parte su fondi del Pnrr, che doterà l’Italia del primo impianto continentale ad uso civile del Paese.

«Questa grande opera italiana è frutto della visione strategica della Regione Puglia e delle capacità industriali di Acquedotto pugliese», commenta il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Con la realizzazione del dissalatore, spiega, «si potrà far fronte all’incremento delle richieste estive e si potrà ridurre nel contempo il prelievo della risorsa dai pozzi, contribuendo al miglioramento dello stato delle falde sotterranee. Un modo per conferire al nostro sistema di approvvigionamento idrico una maggiore resilienza e capacità di reagire alle crisi idriche, in un momento storico caratterizzato dai segni del cambiamento climatico», conclude Emiliano.

L’entrata in esercizio delle opere è prevista per la metà del 2026.

Il presidente di Aqp, Domenico Laforgia, spiega che si tratta di «un grande impianto di dissalazione, il primo impianto di queste dimensioni che viene varato in Italia con processo ad osmosi inversa, in grado di trattare mille litri al secondo, che ha la potenzialità di produrre 55.400 m3/giorno di acqua potabile». Prelevando le acque salmastre del fiume Tara, prosegue Laforgia, «caratterizzate da un grado di salinità relativamente basso in luogo di quella marina molto più salata, sarà limitato il consumo di energia elettrica e l’impatto dell’opera sull’ambiente».

Il dissalatore rappresenta «un’opera strategica che integrerà con acqua di ottima qualità la dotazione potabile», aggiunge la direttrice generale di Aqp, Francesca Portincasa. «Potremo cominciare a ridurre l’apporto dei pozzi. La differenziazione delle fonti per noi è fondamentale – aggiunge – e questa infrastruttura, di altissima rilevanza strategica, è il primo passo verso la realizzazione di un’opera che è stata ritenuta talmente strategica per il sistema da essere cofinanziata con il Pnrr. Fondi che impongono rigidi tempi d’impiego e che siamo pronti a rispettare».

Le tre priorità che guidano il piano strategico di AQP al 2026 sono: tutela della risorsa idrica con l’obiettivo di recuperare 44 milioni di metri cubi di acqua, implementazione di un sistema di economia circolare con la gestione in house di 130 mila tonnellate di fanghi e accelerazione sulla transizione energetica arrivando a produrre nel 2026 oltre 90 GWH di energia da fonti rinnovabili autoprodotta. Per l’attuazione del piano industriale sono previsti investimenti per 2.031 milioni di euro di cui la maggior parte (oltre l’85%) dedicata a migliorare la qualità del servizio ai clienti e alla mitigazione dell’impatto ambientale tramite la riduzione delle perdite e il raggiungimento di nuove frontiere tecnologiche nell’ambito del sistema di depurazione.

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